Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Un giovane fisico nucleare (Mastandrea) viene designato come responsabile di un importante esperimento sulla massa dei neutrini, realizzato in un caveau sotto il Gran Sasso. Pressato dalla ristrettezza dei tempi a disposizione per la ricerca, l'uomo genera un evento fasullo manomettendo i dati. Quando una collega (Simon) lo scopre, il fisico - stravolto - corre via in auto, procurandosi un incidente in mezzo ai monti. Lo trova un pastore macedone ridotto a condizioni di schiavitù (Zeqja), col quale laconicamente convive fino a quando non decide di ritornare "tra i vivi".
Dopo il convincente Velocità massima, alla sua opera seconda Daniele Vicari finisce nel vicolo cieco di un racconto troppo ambizioso, contorto, ellittico e a tratti pletorico (cosa c'entrino i riferimenti alla morte del padre del protagonista non è dato sapere). La doppia deriva - professionale ed esistenziale - del protagonista dà vita ad altrettante creazioni di eventi: quella dei risultati falsi e quella della sua scomparsa, in un "orizzonte filosofico" che smarrisce spesso il filo del discorso.
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