Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Mastandrea solo al comando di questo lavoro che tratteggia un'inquieta esistenza realizzata solo in apparenza, con un doppiofondo di intrighi, pentimenti, bugie. Vicari utilizza molta musica e cerca spesso la sensazione forte, la suggestione; la colonna sonora è curata, come per il precedente Massima velocità (2002) dall'ex CCCP e CSI Massimo Zamboni, fra rock e rumorismo. Il ritmo è piuttosto blando e, tranne per l'animata comparsa del pastore nell'ultima mezzora, Mastandrea è costantemente al centro dell'azione e spesso pure da solo (tutt'altro che un problema di per sè, ma magari un po' annoiante alla lunga), con un personaggio chiuso e che non parla di sè per scelta. L'orizzonte degli eventi è un concetto di astrofisica che riguarda qui metaforicamente le scelte esistenziali del protagonista; nella trama si possono ravvedere non poche somiglianze con Centochiodi che due anni più tardi girerà Ermanno Olmi, sia pure con un altro intento (la fuga dalla città e dall'idea di 'civiltà' moderna). 5,5/10.
Giovane ricercatore di un laboratorio di astrofisica, a un passo da un'importante scoperta, viene scoperto: truccava i risultati dei suoi lavori. Si dà alla macchia e si ritrova ospite, nelle campagne circostanti, di un pastore braccato da alcuni delinquenti.
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