Regia di Angelo Castiglioni, Alfredo Castiglioni vedi scheda film
Riti e usanze di tribù africane destinate alla scomparsa: la macchina da presa ci consegna quanto rimane dell'"ultimo uomo".
Ci risiamo: i gemelli Castiglioni insistono nei loro squallidi collage di falsità documentarie commentate a suon di sensazionalismo e neanche troppo velato razzismo. E' il quarto capitolo della loro personalissima saga ormai decennale (il primo titolo, Africa segreta, risale al 1969) di reportage farlocchi sul continente nero; ancora una volta i registi insistono su situazioni scabrose (sesso e morte predominano - e non è neppure una novità) e affidano a Vittorio Buttafava un commento che tenta in ogni modo di limitare i danni, ma non fa altro che assecondare le teorie razziste degli autori: l'uomo nero è inferiore e civilizzarlo è totalmente inutile, per riassumere l'intera opera dei Castiglioni. A nulla serve provare a ridicolizzare la cosiddetta civiltà degli euro-americani, compreso il finale dolceamaro che vede gli aborigeni alle prese con l'alfabeto (cosa che, secondo il narratore, significherà soltanto nuovi problemi); gli inserti che dovrebbero mirare a sminuire la superiorità bianca sono di altrettanta violenza e grezza amenità nei contenuti, e di crasso, onanistico voyeurismo splatter (l'inutile sequenza della chirurgia estetica del seno). Il risultato complessivo è una macelleria porcellona di 90 minuti di durata: evirazioni, cadaveri, simboli fallici, sessi perennemente in primo piano, atrocità di vario stampo si alternano sullo schermo ed è davvero impossibile capire quale pur vaghissimo valore antropologico un'opera simile potrebbe avere. La voce del narratore è ancora una volta quella di Riccardo Cucciolla; la colonna sonora - con il tema Why ripetuto in ogni salsa, fino all'esasperazione - è firmata da Franco Godi. 1/10.
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