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Un uomo chiamato Dakota

Regia di Mario Sabatini vedi scheda film

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La recensione su Un uomo chiamato Dakota

di giurista81
3 stelle

Piccolo spaghettino western di vecchia concezione e fuori tempo massimo. In periodo di western parodie o di western comicaroli, Sabatini scrive e dirige una pellicola alquanto violenta. Lo script è pretestuoso e non offre sviluppi di sorta. Un agente federale, che poi è il Dakota di cui al titolo, pone fine alle scorribande di una banda capeggiata da un misterioso uomo che tutti chiamano il Fantasma. Dietro a quest'ultimo c'è il vice-sceriffo della cittadina, il diabolico Gordon Mitchell, che, a poco a poco, assume il controllo della cittadina stessa, facendo uccidere lo sceriffo, sfidando a duello il prete e uccidendo il giudice che lo vorrebbe destituire. Niente di nuovo al fronte, girato in maniera alquanto standard e depersonalizzata. Rivela tutta la sua povertà nella fotografia (evidenti errori nella sequenza finale ambientata in notturna, con inquadrature non corrette da cui si evince facilmente che sono state effettuate di giorno) e nelle scenografie. Anonima la colonna sonora. Interpretazioni così e così con Mario Novelli (aka Anthony Freeman) inidoneo al ruolo di protagonista. Sarà forse anche per questo che Sabatini gli riduce all'osso il ruolo, lasciando spazio alle torture e alle prepotenze di Mitchell che è il vero protagonista del film. Senza infamia e senza lode, ma fuori tempo massimo.

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