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Il figlio dell'uomo

Regia di Virgilio Sabel vedi scheda film

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La recensione su Il figlio dell'uomo

di mm40
2 stelle

Tutto ha inizio nel paradiso terrestre, luogo ideale e perfetto. Adamo ed Eva, unici umani presenti, mangiano un frutto sobillati da un serpente parlante; Dio li scaccia sul pianeta Terra e lì, qualche tempo dopo, una donna rimane incinta della stessa divinità, dando alla luce Gesù. Il ragazzino cresce e diventa un importante predicatore, ma a 33 anni viene crocifisso per le sue idee. Risorgerà.

 

Il figlio dell'uomo è un'operina sostanzialmente sconosciuta, diretta da un regista all'epoca esordiente nel lungometraggio (Virgilio Sabel) e che in effetti non avrà successo neppure in futuro, ritirandosi molto presto dall'attività cinematografica. A dire il vero, però, le capacità artistiche di Sabel non sono giudicabili per un film simile, evidentemente assemblato alla meglio con mezzi di fortuna e interpreti quasi tutti amatoriali: Fiorella Mari, Maria/Madonna, è l'unico nome un minimo noto; di Gesù - Eugenio Valenti si perderanno le tracce subito dopo, e questo era il suo debutto sul set; Wikipedia racconta che in origine il regista avesse diretto un cortometraggio ispirato alla vita di Cristo, per poi ampliarlo successivamente fino a fargli raggiungere l'ora abbondante di durata che ha Il figlio dell'uomo. Come ipotesi è assolutamente credibile al cento per cento; il fatto che la narrazione proceda per tronconi netti (es.: sequenza nel paradiso terrestre; annunciazione; battesimo di Gesù...), tutti separati in maniera molto decisa l'uno dall'altro, può avere influito su una simile decisione. In definitiva comunque la pellicola rimane un prodottino dallo scarso appeal nel quale la tanta buona volontà non può sopperire alle palesi carenze tecniche e materiali; non è ben chiaro, invece, perchè Sabel (sempre secondo Wikipedia) definisse 'anticonformista' la sua visione della vita del messia dei cristiani: il film mostra invece profonda adesione alle pagine della Bibbia, d'altronde citata nei titoli di testa come unica fonte della sceneggiatura di Giacomo Alberione (la sua unica firma cinematografica, peraltro). Di Sabel nulla si saprà nel successivo decennio, eccetto per il soggetto di un filmetto di fantascienza lo-fi (La morte viene dallo spazio, di Paolo Heusch, 1958); quindi, il suo 'canto del cigno' rappresentato da un'accoppiata di mondo movie realizzata alla metà dei Sessanta (In Italia si chiama amore e Nude, calde e pure). 2,5/10.

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