Regia di Don Siegel vedi scheda film
Finito negli "ingranaggi" della macchina carceraria, il protagonista di questo film non ha che uno scopo, evadere. La trama lascia intuire poco o nulla tanto dei motivi per i quali il personaggio interpretato da Clint Eastwood è finito in carcere, quanto di ciò che farà in seguito all'evasione - è comunque evidente che il protagonista ha avuto una vita difficile. E' però automatico per lo spettatore prendere le parti dell'uomo, che si ritrova, quasi da solo, a fronteggiare i complessa e disumani meccanismi dell'istituzione carceraria. In questa lotta impari, un'azione, che, per quanto ne sappiamo può essere semplicemente fine a sè stessa, acquista valenza simbolica di riscatto del proprio essere uomo; una sfida resa più avvincente dalla difficoltà di fuggire da un penitenziario, dal quale - lo ricorda il severo direttore - nessuno è mai riuscito ad evadere. Il film mostra con meticolosità le fasi dell'ingresso in carcere del protagonista; i difficili rapporti con alcuni detenuti, ormai avvezzi alla violenza ed alla sopraffazione; i legami stretti con chi, pur essendo confinato in quelle mura, lotta per preservare la propria umanità; le fasi salienti della preparazione della fuga e la fuga stessa. La tensione rimane alta, soprattutto nella parte finale del film. Nella catena di personaggi coinvolti nel progetto di fuga è infatti presente un "anello debole" che rischia di mandare tutto all'aria. Magistrale l'interpretazione di Clint Eastwood, determinato e volitivo nel mettere in pratica i propri propositi ed, al tempo stesso, animato un istinto profondamente umano.
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