Regia di Don Siegel vedi scheda film
Penso si possa parlare di capolavoro. E' un film scarno ed essenziale, piuttosto silenzioso e persino lento, dove pure non c'è ombra di noia; anzi c'è una tensione costante praticamente dall'inizio. Solo un grande regista poteva imprimere al film un andamento e una sostanza del genere. Anche i personaggi sono di quelli che restano impressi, sia il protagonsita, che gli altri carcerati con i carcerieri. Colpisce anche il direttore della prigione, uomo sadico della peggior specie. Tra i secondini, invece, accanto a qualche altro sadico (che sembra faccia quel mestiere solo per sfogare questo ignobile vizio) ve n'è qualche altro che mostra una certa umanità. Ma è ben poca cosa, e nulla può contro un ambiente irrimediabilmente ostile e disumano.
Eastwood dà un'ottima interpretazione di un uomo intelligente, che sotto la scorza dura ha una non disprezzabile sensibilità umana. Una delle sue migliori intuizioni è forse l'aver capito che in quel luogo è meglio fingere di adeguarsi, e rispettare le regole, piuttosto che ribellarsi apertamente. In tal modo può portare avanti il suo piano di fuga di nascosto. E' anche interessante che la sceneggiatura non dica niente su quale sia stato il reato che lo ha portato in galera la prima volta. I dialoghi sono essenziali ed incisivi.
Solo farei un piccolo appunto al direttore della fotografia, che comunque non offusca la perfezione del film: secondo me le scene della fuga sono troppo scure, e non si vedono troppo bene.
Da paragonare ad altri capolavori del genere come "Il buco", "Un condannato a morte è fuggito" e "La grande fuga".
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