Regia di Errol Morris vedi scheda film
Una esplorazione acuta e solo in parte centrata sulla figura, comunque ancora ambigua, del segretario alla Difesa USA negli anni del Vietnam. Il resto è una riflessione profonda sull'effetto domino, sulla pericolosità del decidere senza conoscere, senza avere dati, senza entrare "in empatia" con il presunto nemico, in qualsiasi situazione di possibile guerra. Sulla valutazione (o mancata valutazione) delle conseguenze di ogni atto politico-strategico.
Un documentario da proiettare forse tre volte al giorno nei corsi per diplomatici, ma anche obbligatorio per chiunque voglia occuparsi di politica estera a qualsiasi livello.
Non rivela nuovissime verità, ma disvela meccanismi, mette in crisi il mito della razionalità, promuove la cautela, non è esattamente pacifista ma si pone in un'ottica dialettica che sicuramente i sistemi militari-industriali che promuovono le guerre (compreso il Vietnam) non possono accettare.
Il tutto attraverso le parole e il filtro di un uomo che comunque ha fatto la storia.
Gestita magistralmente da Philip Glass, e mai troppo invasiva.
Nulla. Un film chiaro, non demagogico, ma estremamente lucido nel denunciare i meccanismi di delega politica, la pericolosità, i rischi corsi negli anni '60 e '70, la necessità di un vero pacifismo.
Piani variati e "sbollati" sull'unica ambientazione dell'intervista a McNamara, tantissimo repertorio (anche tratto dagli archivi propaganda USA), ottime foto, una serie di inquadrature semisfocate e in dissolvenza sulla "gente". Quella che poi finisce per pagare la guerra. Quella di Washington, di Tokio (bombardata nel '45), di Hanoi, di qualsiasi luogo. E' il momento forse più visivamente forte del film.
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