Regia di John Waters vedi scheda film
"Un esercizio di cattivo gusto". Lo slogan ideato da Waters per il suo film è un azzeccato riassunto dell'opera, cui senz'altro il termine 'trash' va stretto. Tutto è gratuito e non c'è alcun insegnamento: l'unica cosa buona - che comunque non è poco - di Pink flamingos è che anticipa qualsiasi ondata demenziale e politicamente scorretta nel cinema (nonchè qualcosa dell'etica punk) e che aiuta ad abbattere qualsiasi barriera mentale che si associ al concetto di 'disgusto'. Il film si chiude con un pianosequenza di un cane che caga per strada, con Divine che immediatamente raccoglie con le sue graziose manine l'escrementizio prodotto canino e, colmo/a di gratitudine, ne fa un sol boccone, alternando attoriali espressioni di apprezzamento a reali, umani conati di vomito (che non tarda ad arrivare). Per il resto i tabù viol(ent)ati sono tanti: dall'incesto al cannibalismo, dalla bisessualità al feticismo e via dicendo. Se una morale comunque non c'è, per lo meno è un lavoro programmatico ed integralista nella sua mancanza di regole etiche.
Una coppia di feticisti, che rapisce e stupra ragazze, contende il record del disgustoso a Divine, un'obesa bisessuale e cannibale che vive in una roulotte con la madre paralizzata in un box per neonati, un'amichetta ed il figlio che fotte galline (con cui ha rapporti incestuosi). Nel giorno del compleanno di Divine, la coppia incendia la sua roulotte. Divine si vendica uccidendo i due davanti ad un cronista, poi se ne riparte in giro per l'America. Ma non dopo aver trangugiato dello sterco canino raccolto per strada.
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