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Multiple Maniacs

Regia di John Waters vedi scheda film

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La recensione su Multiple Maniacs

di mm40
5 stelle

Uno dei primi lavori di Waters, uno dei suoi primi delirii anti-americani al 101%; lo scopo è sempre lo stesso che accompagnerà ogni produzione della sua carriera, ovvero distruggere gli stereotipi sessisti tramite allegorie e iperboli, contemporaneamente disegnando un quadro sconfortante e morboso della realtà a stelle e strisce. Difficile immaginare quando una scena come quella del 'lavoretto col rosario' in Chiesa potrà essere girata da un regista italiano: l'iconoclastia e soprattutto la blasfemia di Waters raggiungono qui il loro apice (per il momento, si capisce...) e, va riconosciuto, le idee al Nostro non mancano, per quanto espresse in maniera grezza, grossolana, poveristica e compiaciuta di essere tutto ciò. Ma John Waters ha appena 24 anni, non ha mai studiato cinema, gira con mezzi di fortuna e sarebbe ingiusto chiedergli di più; pazienza se spesso e volentieri mancano i raccordi o semplicemente le inquadrature (ad es. un totale ogni tanto, anziché un insieme di primi piani lungo un'intera sequenza) per comprendere esattamente come si sta svolgendo la scena; pazienza se la camera a mano traballa così tanto da dare ripetutamente il mal di mare; pazienza davvero: Waters è avanguardia pura, è un Andy Warhol sceso a compromessi con la realtà, che ha abbandonato l'idealismo più cieco per abbracciare la consapevolezza di rivolgersi a un pubblico reale, qualunque esso sia. Un pubblico che ha, come unico requisito, quello di amare – o per lo meno sopportare – la provocazione: se non è semplice per la massa (e infatti non va in tv) riuscire a vedere un lavoro come Pink flamingos, opera successiva e dal budget (e dai contenuti) più sostanzioso, figuriamoci questo Multiple maniacs che ne è una sorta di bozzetto preparatorio. Dentro ci sono omosessualità, obesità, omicidio, religione, stupro, prostituzione, freak e parafilie assortiti, zoofilia – e probabilmente la gloriosa lista potrebbe continuare ancora per molto. Se, come già evidenziato, il problema principale è la realizzazione spartana con annessi, palesi limiti di messa in scena, va però riconosciuta la testardaggine dell'autore nel proseguire a testa bassa sulla sua strada anche negli anni e nei decenni successivi; la sceneggiatura è opera sua ed è innegabilmente fantasiosa, completamente 'watersiana'. Nel cast compaiono i principali elementi della gang del regista: Divine, Mink Stole, David Lochary , Mary Vivian Pearce ed Edith Massey. Insufficiente per le ragioni elencate, rimane comunque un lavoro inquietante e visionario che difficilmente può essere categorizzato. 5/10.

La trama

Divine è una corpulenta donnona che organizza un freak show itinerante, sovvenzionandosi con furti ai visitatori dello spettacolo. Un giorno però, commesso un omicidio, deve darsi alla fuga e abbandona così il suo ragazzo e la figlioletta prostituta; Divine viene stuprata per strada in pieno giorno e fa sesso in una chiesa con una donna che gli racconta la via crucis. Quindi torna dal suo ragazzo e compie una strage; stuprata di nuovo, ma questa volta da una gigantesca aragosta di nome Lobstora, riparte nel suo delirio omicida lungo le strade, ma viene massacrata dalla folla.

(Re-visione 15/4/23)

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