Regia di John Waters vedi scheda film
Un travestito grassottello investe una ragazza che ha appena avuto un incontro nel parco con un maniaco; il corpulento energumeno, che ha frequenti allucinazioni mistiche, la carica in auto e la porta da un dottore macellaio.
Poco più che ventenne e già autore di qualche sgraziato corto/mediometraggio, John Water esordisce nel lungometraggio con questo Mondo trasho, una sorta di dichiarazione di intenti del suo futuro cinema. Tanto per cominciare sullo schermo compaiono vari interpreti che lo accompagneranno in numerose pellicole, da Divine e Mink Stole a Pat Moran e Susan Lowe; e in quanto ad argomenti, poi, Mondo trasho lascia intravedere parecchio della 'poetica' e della retorica watersiana: sessualità ambigua e maniacale, violenza, sangue, perversità, vomito, trucchi pesantissimi, vestiti kitsch (estetica camp), linguaggio sboccato... Fra l'altro il parlato è davvero scarso in questa opera, pare per problemi di budget: la colonna sonora è infatti composta per lo più da brani pop-rock degli anni Sessanta e Cinquanta assemblati disordinatamente senza soluzione di continuità o quasi. Si aggiunga poi la scelta, probabilmente obbligata dalla povertà di mezzi, di girare in bianco e nero: il pasticcio è fatto, ma è pur sempre un pasticcio che corrisponde esattamente alla volontà del suo autore (regista, sceneggiatore, montatore e produttore), come verrà facilmente dimostrato in seguito. Mondo trasho è un lavoro acerbo e a tratti perfino insignificante, ma esprime il cuore del Waters-pensiero e anche solo questo non è poco; pochi mesi più tardi il regista tornerà in sala - in molte poche sale, va precisato - con Multiple maniacs (1970). 4/10.
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