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Moolaadé

Regia di Ousmane Sembène vedi scheda film

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La recensione su Moolaadé

di speedy34
8 stelle

In Italia soltanto nel dicembre del 2005 si è approvata una legge contro le mutilazioni genitali femminili. Secondo stime delle Nazioni Unite, in molti paesi africani questa forma di violenza colpisce la stragrande maggioranza delle donne ma essa viene praticata anche in alcune zone della penisola arabica e dell’Indonesia ed è diffusa all’interno delle comunità immigrate in Europa, Oceania ed America. Mutilazioni queste che provocano intenso dolore,shock ed emorragie post operatorie che causano più volte la morte. Ed un film come quello dell’ottantenne regista senegalese Sembene Ousmane “Moolaadè” sta lì a testimoniare una di queste storie trasportandoci in zone della terra così lontane da sembrarci “fantastiche” e facendoci precipitare – con una grazia di racconto rara ed una mano di regia fresca e giovanile – in un mondo di antichi riti e tradizioni che non ci fanno staccare gli occhi dal grande schermo. La storia della coraggiosa Collè Ardo che – in un lontano e sperduto villaggio africano – offre la sua protezione (la moolaadè) a quattro bambine in fuga per sottrarsi al rito purificatore dell’escissione (che consiste nell’asportazione della clitoride e delle piccole labbra) è un crudo, addolorante ed “incantato” viaggio tra gli usi e le abitudini di un popolo che nel loro perpetuo ed antico vivere ai confini del mondo diventano la più necessaria ed urgente fotografia di realtà “così lontane così vicine” che inevitabilmente ci scuotono. Merito di una scenografia naturale mozzafiato (il villaggio, annidato ai piedi di una montagna, è stato scovato nel Burkina Faso), di interpreti per i quali l’aggettivo “vero” risulta banale e riduttivo e di uno sguardo pulito e diretto come raramente ci capita di vedere sul grande schermo , “Moolaadè” si erge a manifesto di un cinema “di testa e di cuore” che vive e si sforza di sopravvivere come strumento per comunicare, militare e sovvertire le fanatiche regole di un mondo che – civilizzato o no, occidentale o no – merita più rispetto e comprensione.

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