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Songs of My Motherland

Regia di Bahman Ghobadi vedi scheda film

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anonimo (27615)

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La recensione su Songs of My Motherland

di anonimo (27615)
8 stelle

Durante gli anni che insanguinarono l'Iran e l'Iraq nel loro lungo conflitto, Barat e Audhe, due fratelli musicisti, il primo scapolone impenitente, il secondo torturato da uno stuolo di mogli che si ostinano a dargli solo figlie femmine, partono a cavallo di un prezioso sidecar insieme al loro padre Mirza, anch'egli insegnante di musica, alla ricerca della loro madre. Costei, "colpevole" secondo la legge islamica di essere troppo innamorata del canto, oltrechè forse innamorata di un altro uomo, era stata costretta ad allontanarsi dal villaggio avviandosi verso il pericoloso confine per aiutare i profughi iraniani a rifugiarsi dalle bombe di Saddam Hussein, bombe che sibilano di tanto in tanto lungo tutto il film. In un viaggio tragicomico ricco di avvenimenti e di situazioni ora grottesche, ora drammatiche, Audhe, grazie a due giovani volontarie "crocerossine" troverà un modo facile e sicuro per trovare non uno, ma ben due figli maschi (e senza bisogno di prendere una nuova moglie, sia benedetto Allah!), adottando due orfani in un campo profughi. Barat troverà una donna che finalmente gli farà battere il cuore davvero. E Mirza, che completerà il viaggio da solo, scoprirà una verità crudele, coperta dal silenzio di un confine pieno di neve. Questo è il terzo film della "trilogia del confine" di Bhaman Ghobadi, intelligente regista kurdo-iraniano, insieme al più noto (e tradotto in italiano) "A time for Drunken Horses" e al pressochè sconosciuto "Turtles can Fly". Al contrario degli altri due film, qui i bambini e gli adolescenti non sono i protagonisti, ma restano comunque sullo sfondo, testimoni delle crudeltà degli adulti, come sempre particolarmente efferate quando l'uomo si cimenta nell'antica arte di voler ridisegnare i confini e i territori.

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