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The Final Cut

Regia di Omar Naim vedi scheda film

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La recensione su The Final Cut

di lussemburgo
6 stelle

Diceva Truffaut che il cinema è la vita senza le parti noiose. Il lavoro di Alan, montatore post mortem, è trasformare la vita in cinema. Il suo compito è infatti di riassemblare i ricordi di una persona, memorizzati in un microchip chiamato Zoe impiantato nel cervello, epurandoli dei pezzi noiosi, o brutti, o sconvenienti, per creare un filmato di ricordi perfetti da proiettare a parenti ed amici nel giorno del funerale.
The final cut è ambientato in un futuro prossimo e indefinito, dalle tonalità autunnali, e vede scontrarsi gli estimatori del congegno e i dissidenti, per i quali è invece innaturale dare un'immagine distorta della vita di una persona e privare tutti dei veri ricordi condivisi, trasformare così ogni giorno in un grande fratello collettivo, in cui nessuno è più se stesso nel timore di essere ripreso da chi gli sta di fronte.
Nella lotta tra chi è a favore e chi contro Zoe si trova coinvolto Alan, il montatore interpretato da Robin Williams, la cui vita di relazione è frenata dalle immagini delle esistenze altrui ed è angosciato dall'ossessione di un complesso di colpa mai superato e sepolto nella memoria.
Se Strange Days era un film rock, in cui l'azione spesso prevaleva e i ricordi altrui erano una droga proibita, The final cut ha invece un andamento pacato e riflessivo, le immagini mnemoniche rimontate diventano una panacea che cura ogni dolore e monda da ogni peccato anche il peggiore degli individui.
Come un film esiste solo quando è stato montato e i disparati spezzoni sono stati assemblati in un ordine logico, in The final cut è la vita stessa a non assumere significato alcuno se non ricostruita e abbellita, oppure sfruttata e depredata a seconda del montatore e della fazione di appartenenza. Il senso è sempre nell'occhio del montatore, non in quello di chi ha guardato da vivo, troppo occupato a cercare la verità del momento piuttosto che il significato dell'insieme.
Il film non è privo di spunti appassionanti e di invenzioni intriganti, con alcuni passaggi di grande bellezza (una vita concentrata nel riflesso dello specchio), eppure questi elementi si perdono in una sceneggiatura senza mordente, dai contenuti convulsi ma dall'andamento lento, in cui nessun personaggio è davvero accattivante e pare sempre velato da una sorta di indeterminatezza che gli toglie vita e spessore. Paradossalmente, un film in cui si condensano svariate esistenze in pochi minuti, alla fine risulta privo di sintesi e con poca verità vissuta.

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