Regia di Omar Naim vedi scheda film
Nel cervello di alcuni uomini è installato un chip che ne registra tutta la vita. Alla loro morte un montatore raggruppa queste riprese in un Rememory che ripercorre la vita del defunto. Alan è uno dei montatori migliori. Mentre sta svolgendo uno dei lavori scopre un'immagine che lo perseguita fin dall'infanzia. Sullo sfondo, un gruppo di dissidenti ha intenzione di manomettere il sistema, Alan si mette alla ricerca del suo passato.
La morte, il mistero irrisolto della vita. Cosa accade quando si palesa ma soprattutto, la domanda che il regista sembra porsi in questa circostanza è: cosa ricorderanno di noi quelli che restano? Così facendo si inventa un mondo futurista in cui è possibile registrare ogni attimo della propria vita, ogni momento, bello o brutto che sia, ogni atto, lodevole o spregevole che sia.
Alan è il migliore nel campo dei montatori e quando un ricco, il sistema di registrazione ha un costo tale che solo gli agiati possono permetterselo, muore, la famiglia chiama sempre e solo lui. Alan schivo e introverso, vive per il suo lavoro, quasi come se fosse un modo per espiare le sue colpe, quelle di cui crede di essersi macchiato.
Così una pellicola dall’ottimo incipit futurista, si trasforma in un misero dramma infantile in cui il protagonista, interpretato in modo convincente da Robin Williams, inizia a rincorrere indizi della sua infanzia con l’intento di risolvere il dramma della sua vita, perdendo di vista, tra le altre cose, anche il suo lavoro, che va completamente allo sfracello.
In un marasma di personaggi, spesso superflui, e situazioni che non sempre finiscono per avere una spiega, Omar Naim dirige un film pieno di falle. Troppo intricato e solo a tratti intrigante finisce per generale nello spettatore una sorta di insofferenza non solo nei confronti dei fatti narrati ma anche verso i personaggi e gli attori che interpretano la pellicola, nonostante la loro performance resti comunque uno dei pochi aspetti positivi del film.
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