Regia di Franco Prosperi vedi scheda film
Attivo da una decina d'anni e omonimo (e pressochè coetaneo) del collega di Jacopetti nella saga dei Mondo cane, Franco Prosperi è il regista di questo Un uomo dalla pelle dura, sorta di Rocky ante-litteram (il film americano è di quattro anni più tardi) e all'italiana. Ma più che ritrovare tracce del futuro film con protagonista Stallone (le analogie sarebbero meno che pretestuose), in questa pellicola si ravvisano senza ombra di dubbio molte delle caratteristiche del genere poliziottesco che proprio in quel momento stava nascendo e spopolando per mano di registi come Di Leo (Milano calibro 9, 1972) e Lenzi (Milano rovente, stesso anno): il sottobosco della malavita, gli sbirri che brancolano nel buio, la violenza quotidiana e la ricerca di una vendetta personale che stabilisca una giustizia che prescinde dalla legge. Al di là di questa pur interessante constatazione però Un uomo dalla pelle dura non risulta prodotto di particolare fascino; l'unico pregio innegabile è quello del buon cast, che vanta nomi come quelli di Gabriele Ferzetti, Orazio Orlando, Ernest Borgnine, Robert Blake e, in parti minori, anche Catherine Spaak e Tomas Milian. Anche in sceneggiatura i nomi sono molti, tutti di medio livello: Lucio Battistrada e Armando Crispino (anche autori del soggetto), Adriano Bolzoni e Don Carlos Dunaway (che aveva appena collaborato alla sceneggiatura del disastroso La mortadella, fallito tentativo di Monicelli di sbarcare negli Usa). Azione e tensione a buoni livelli, ma ci sono anche personaggi monodimensionali, dialoghi piattissimi e uno svolgimento della trama convenzionalissimo. 3/10.
Un pugile di origine pellerossa viene casualmente coinvolto nell'omicidio del suo manager. Discolparsi sarà difficile perchè dovrà lottare sia contro la polizia che contro la malavita.
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