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L'uomo caffellatte

Regia di Melvin Van Peebles vedi scheda film

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La recensione su L'uomo caffellatte

di movieman
2 stelle

Stravagante...ma poi? Cosa dimostra il film? Che esiste il pregiudizio basato colore della pelle? Che esiste il razzismo? E che questi non seguono una logica e colpiscono a prescindere? Certo che è così, lo si sa. Dove sta la novità, l'ironia? Certo il paradosso è che il protagonista prima era bianco, poi diventa nero, ma è giusto un artificio narrativo. La persona dentro resta immutata, intanto però gli voltano le spalle quasi tutti, ma come detto i pregiudizi questo sono. Come quando si scopre che una persona che si riteneva etero è in realtà gay: certamente qualcuno gli volterà le spalle. I meriti pre-acquisiti nel pregiudizio purtroppo non contano. La differenza sopraggiunta fa da triste spartiacque tra il prima che non conta più e il dopo che conterà sempre e soltanto. Mi sfugge l'appeal e il significato di questo "Watermelon Man", per nulla divertente peraltro. Il film gioca sulla dissonanza con le musiche jazz e le riprese "tira-e-molla" che danno un senso di disordine e incredulità, ma è tutto quel che di buono si può dire della pellicola. A meno che il doppiaggio italiano non abbia, volontariamente o inavvertitamente, fatto emergere elementi differenti o addirittura stravolto in meglio il film, cosa che il commento della redazione sembra escludere (sembrerebbe il contrario, semmai). In inglese non è tutta sta gran cosa, tuttaltro! Ricattatorio, per giunta: c'è il rischio insito in tutti i film antirazzisti (così come in quelli antimilitaristi) di doverli giudicare in modo positivo, ipocritamente, per paura altrimenti di essere tacciati di essere razzisti, rispettivamente guerrafondai, cosa che un cinefilo mai vorrebbe registrato sulla propria "fedina penale". Io non ci sto e dico, indipendentemente dal "colore" del film, che questo "Watermelon Man" è una colossale baggianata. La premessa sembra l'idea di un bambino di 5 anni: un uomo bianco un giorno si sveglia con la pelle nera. Consultato un medico, il responso è che non c'è una spiegazione scientifica al fenomeno, se non, semplice ipotesi, qualche eventuale "gene" nascosto che si è misteriosamente ridestato. Dopo la trasformazione, per l'uomo c'è l'inevitabile shock, l'incredulità, il rifiuto, poi la fase di adattamento e l'accettazione, sul finire quasi l'orgoglio.

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