Regia di Gianfranco Mingozzi vedi scheda film
Tratto da una bel racconto di Tonino Guerra, trasposto sullo schermo, perde parte del suo fascino. Eccellente la prova attoriale di Noiret e buona anche quella della Nuti, all'epoca di una bellezza stupefacente.
Siamo in un piccolo centro della Romagna, dove, la bella e giovane Silvana, ha vissuto fino ad allora, mantenuta da un amante, che però improvvisamente muore, stroncato da un infarto. Dunque senza più legami e soprattutto senza risorse economiche, ha deciso di andare via, allorquando Gabriele, un facoltoso e maturo vedovo, amico del defunto, le fa una singolare proposta: si prenderà cura di lei, subentrando all’amico scomparso, ma senza reclamare alcuna pretesa sessuale, ospitandola in una lussuosa e comoda casa, chiedendole in cambio, soltanto di ascoltare pazientemente, il racconto delle sue avventure amorose, della sua giovinezza, desideroso solo di rievocare le sue prodezze amatorie, a beneficio di un' interessata e affascinante ascoltatrice. Silvana dopo qualche perplessità, finisce con l’accettare e Gabriele comincia a snocciolare i suoi ricordi, con la sua voce suadente, e infiocchettandoli, con la sua fervida immaginazione, amori lontani o anche recenti, i cui finali, lascia però sempre in sospeso, in modo da mantenere vivo l'interesse dell'ascoltatrice. La strana situazione offre un risvolto inatteso, quando la ragazza, vive un focoso flirt con un giovanotto in un paese limitrofo e successivamente lo sente dscritto dall’anziano, come fosse una delle storie del suo passato. Ma c' è di più, il racconto di Gabriele si spinge fino a narrare con dovizia di particolari, le situazioni che sta per vivere la donna, come fosse una sorta di chiaroveggente. Silvana si smarrisce e non sa più se ha accanto a se Gabriele o il giovane.Dopo una fase di "crisi" interiore, la donna matura la consapevolezza di essere innamorata, per la prima volta nella sua vita, ma non del giovane, bensì di Gabriele, che fino a quel momento non l'ha mai sfiorata, ma ha saputo conquistarla completamente con l’affabulazione delle sue parole. E perciò resta con lui, proprio come Gabriele, nel suo intimo sperava. Il frullo del Passero, è tratto dalla raccolta “Il polverone di Tonino Guerra” ed è diventato un film con la regia di Gianfranco Mingozzi. Trasposta sullo schermo, questa favola delicata e struggente, carica di un’aura magica, perde il suo fascino. Tuttavia resta memorabile l’interpretazione di Philippe Noiret e della stessa Ornella Muti, che pur non essendo attrice di grande spessore, regala stavolta una prova più che convincente.
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