Regia di Gianfranco Mingozzi vedi scheda film
Un film trasandato e allegrotto come le musichine composte per l'occasione da Lucio Dalla e Mauro Malavasi (suo collaboratore storico); peccato perchè il soggetto era di Tonino Guerra (sceneggiatura di Roversi/Mingozzi/Guerra) e certamente meritava di meglio. La Muti è impassibile, sfoggiando la stessa espressione compunta per tutta la durata della pellicola, Noiret fa il possibile per mantenersi professionale, ma si vede bene che nemmeno lui è completamente convinto di ciò che sta facendo. Il regista d'altronde non è questo gran nome e neppure con una buona produzione come questa riesce a lasciare il segno; atmosfere patinate, lunghi silenzi ed un erotismo soffocato che vorrebbe suggerire, stimolare, provocare, sono gli obiettivi di Mingozzi: ma il risultato è davvero grossolano. Il succo del discorso, semplicissimo ma non per questo meno importante, è che le parole raccontate sono meglio delle immagini viste; anche senza aver letto il testo originale di Guerra si può dedurre che la morale sia applicabile anche a questo film. In una particina di pochissimi minuti compare anche la Ferilli 24enne, prima dei vari drastici ritocchi estetici cui si sottoporrà, ma già incapace di recitare come 'da grande'. Un David di Donatello: per la canzone Felicità (Dalla/Malavasi). 3/10.
Una donna, morto l'amante che la mantiene, incontra un maturo dongiovanni che le propone di pagarla perchè lei lo ascolti raccontare le sue passate avventure. Lei accetta e ben presto vuole qualcosa di più dall'uomo...
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