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Balsamus l'uomo di Satana

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Balsamus l'uomo di Satana

di alan smithee
5 stelle

Balsamus, guaritore nano che vive in una magione in aperta campagna con una corte di guitti e servitori agghindati in sontuosi abiti settecenteschi, accentra su di sé una spasmodica attenzione da parte di molti individui e coppie, protesi ad incontrarlo per risolvere ognuno i propri problemi di salute o ancor più di fertilità.

Le eccentriche cure che l'uomo propina ai suoi ingenui fedeli, si rivelano quasi sempre efficaci, per quanto poco probabili o credibili all'occhio esterno, e l'uomo crea attorno a sé una cortina di magia e dipendenza che lo rendono, agli occhi sei suoi proseliti, un vero e proprio oggetto di culto.

Ma il nano, in grado di scongiurare la sterilità anche nei casi più complessi, non è invece in grado di curare la propria, consolidata impotenza, e le crisi con la procace e incontenibile moglie Lorenza, finiranno per mettere nei guai la sua figura più che ogni altro più azzardato ed improbabile caso da curare.

L'esordio al cinema di Pupi Avati, con questo folle e scapestrato piccolo prodotto, avviene ispirandosi alla figura di Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, alchimista e negromante del Settecento, dopo che, in piena epoca sessantottina, il futuro regista si era formato tramite molte letture a contenuto stregonesco ed alchemico.

Avati lega le nozioni apprese con la sua innata passione per lo studio e l'osservazione, e la conseguente rappresentazione, delle attitudini di vita popolari, per le stramberie popolane e la descrizione di figure sopra le righe che traggono la loro forza eccentrica dall'estrazione popolare e dall'ironia che, già allora, facevano parte del bagaglio culturale particolarmente affine all'animo e alla narrazione del futuro regista.

Il film, per quanto sfilacciato e frammentario, appare un'opera d'esordio folle e disincantata che si dimostra, ora dopo una carriera lunga cinquant'anni, la formula più opportuna e libera per poter esordire in un cinema che, sia per le commedie popolari che per l'horror, risulta completamente inserito in un contesto popolare schietto e prettamente legato alle tradizioni ed ai culti che si tramandano, quasi sempre oralmente, di padre in figlio dalla notte dei tempi.

Molto divertente l'incipit con il greve uomo del camion col microfono acceso, che finisce per dare, suo malgrado, un passaggio ad un invadente e scatenato anziano paziente del celebre guaritore, parlando disinvoltamente con lui di faccende strettamente private, a microfono spianato udibile per tutta la vallata. 

Tra i bizzarri attori coinvolti, riconosciamo un ancor giovane ma motivato Gianni Cavina, da sempre uno, se non il massimo capo saldo degli attori amati e ricorrenti di tutta la filmografia avatiana.   

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