Regia di Josef Zachar vedi scheda film
Misogino e sporcaccione, questo film sta al cinema come un troglodita ad un filosofo: ci fa sembrare perfino migliore tutto il resto, dai grandi autori (siamo nel 1967, anno in cui uscirono, per dirne tre a casaccio, Truffaut, Chaplin e Pasolini) fino alle squallide commedie erotiche italiane che di lì a poco sarebbero decollate, anche grazie a questo becero sottoprodotto. Ecco, se ipoteticamente ci ritrovassimo fiondati dinanzi ad un cinema nel 1967 e dovessimo scegliere in quale sala entrare, dovremmo stare ben attenti a non farci ingannare da questo simpatico e pruiginoso titolo: perchè tutto il resto non ha realmente alcun appeal sullo spettatore. Le tette della Fenech, cari amici, possiamo vedercele in mille altri titoli contemporanei - e sono sempre una delle più splendide, appassionanti gioie visive che il creato abbia avuto la grazia di concederci. Qui spesso il regista indugia compiaciuto sui nudi femminili, anche e soprattutto quando non funzionali alla narrazione; la trama è un puerile pretesto per mettere in scena un po' di sana ginnastica di nudi corpi. Poltiglia.
Le allegre dame di un castello amano dilettarsi in letture erotiche ed in discussioni sulle loro fantasie, ma a tutto ciò preferiscono una sola cosa: mettere in pratica quelle stesse fantasie. Quando il marito di una di esse, banchiere, viene a sorpresa in visita, non può che adeguarsi agli usi e (alla mancanza di) costumi del luogo.
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