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Frontiera

Regia di Tony Richardson vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Frontiera

di John_Nada1975
8 stelle
 
"Across the Borderline" di Freddy Fender
 
There's a place where I've been told
Every street is paved with gold
And it's just across the borderline
And when it's time to take your turn
Here's one lesson that you must learn
You could lose more than you'll ever hope to find
 
When you reach the broken promised land
And every dream slips through your hands
Then you'll know that it's too late to change your mind
'Cause you've paid the price to come so far
Just to wind up where you are
"And you're still just across the borderline

Up and down the Rio Grande

A thousand footprints in the sand

Reveal a secret no one can define

The river flows on like a breath
In between our life and death
Tell me who's the next to cross the borderline
When you reach the broken promised land
Every dream slips through your hands
And you'll know it's too late to change your mind
'Cause you pay the price to come so far
Just to wind up where you are
And you're still just across the borderline"
Scritta da James Luther Dickinson, Ryland Peter Cooder, John Robert Hiatt
 
Bellissimo film americano sull'immigrazione messicana clandestina alla frontiera del Rio Grande di Tony Richardson, insuccesso commerciale garantito negli anni '80 in cui era già fuori tempo massimo, intriso come è del clima invidualista, idealistico e attento all'uomo nella barbarie consumistico-edonista creata dalla TV(l'esemplare modello della moglie cretina interpretata da Valerie Perrine, che vive comprando case duplex con giardinetto, letti ad acqua, piscine, e set di vestiti e trucco visti alla TV, indi facendo perenni debiti al marito, volendo emulare questa versione "plastificata" e velleitaria, di "sogno americano")non solo agli effetti speciali, da cinema americano della Nuova Hollywood anni '70.
Ha ragione Nicholson quando sostiene che sia stato uno dei suoi migliori film di quegli anni, girato splendidamente dal regista inglese, coadiuvato da una raffinata fotografia di Vilmos Zsigmond, e da una colonna sonora davvero emozionante con "Across the Border" di Ry Cooder ma cantata dal superiore come interprete vocale Freddie Fender, e da ''Too Late" e "Skin Game" di John Hyatt, per la storia di un uomo solo nel suo mestiere di poliziotto dell'immigrazione alla frontiera del Texas con il Messico interpretato sottotono e molto bene da Nicholson, che in uno scatto d'orgoglio e di integrità si batte contro la corruzione di alcuni suoi colleghi complici con due mefitici soci uno americano l'altro messicano, e trafficanti dal confine di droga, persone come manodopera clandestina, bambini da dare in adozione illegale a famiglie americane strappandogli alle loro vere madri, come il collega Harvey Keitel e il loro capo Warren Oates(al terzultimo o penultimo film, a suggellare evidenti atmosfere e scarti indivìdualistici peckinphiani).
L'azione altruista è disinteressata che questo farà scattare nel suo personaggio, mettendosi contro i colleghi impegnati nel crimine è provocata nel suo animo fin dall'inizio evidenziato come quello di una persona "fuori contesto", non adattabile ad un sistema di vita marcio, per restituire il neonato ad una giovanissima, triste ragazza guatemalteca(Elpidia Carrillo)per la quale l'agente Smith sente più empatia, forse persino sintonia con il suo difficilissimo vissuto e già tragico passato(magnifica la sequenza con "Skin Game" nel quale egli cerca da solo di portarla via da un localaccio di prostituzione e Go-go dancing sul confine, in cui è stata costretta a prostituirsi per avere i soldi atti a "riscattare" il figlio neonato) rispetto alla superficiale e vanesia moglie come le sue cretine amiche tipo la moglie del collega Cat/Keitel, e che ha dovuto cercare di immigrare negli Usa assieme al fratellino, in seguito pure ucciso per gli sporchi traffici narrati, in seguito ad avete perso casa e genitori, fidanzato, ad un terremoto, nella splendida sequenza pre e dei titoli, con la canzone citata di Ry Cooder.
Richardson troppo bravo e così "poco americano", mostra con intelligenza come persino queste azioni di "brave persone e ufficiali dediti al loro dovere", siano quasi costrette dall'economia circolare che ti costringe a continue scadenze debitorie da saldare, per non perdere velocissimamente tutto, non solo l'apparenza scimmiottata, e i lustrini che ben poco luccicano, ma la casa e per primo tè stesso, a meno che di non riscattarsi come l'isolato ma mai piegato Charlie Smith(in questo da alcuni giustamente accostato a Serpico), tenta di fare. 
Un film che quelli di destra soprattutto se italici, non sarebbero assolutamente capaci di introiettare dal livello basico intellettuale nel quale si crogiolano e atto a costruire fortunate carriere sulle disgrazie dei poveracci, che per loro facili e demagogiche soluzioni proposte ai problemi difficilissimi legati all'immigrazione, andrebbe somministrato a forza come una sorta di "cura Ludovico".
 
"Fomentare la paura di ciò che la minaccia di meno, è la chiave del successo di ogni destra."
Bryce Courtenay, 1989
 
 
John Nada
 
 

 

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