Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Storia di redenzione di Terry Malloy, un signor nessuno che si scoprirà aveva invece le potenzialità per diventare un buon pugile, ingurgitato dal malaffare nel porto di New York, sfruttato dal perfido Johnny Friendly, perfettamente nichilista, fino a quando incontra la bella Edie, sorella di un suo grande amico che Terry ha involontariamente tradito a morte.
La storia di Malloy è costruita con splendido fulgore, secondo un crescendo che porta il personaggio, affidato ad un impeccabile Marlon Brando, dal nichilismo più totale ad un inatteso senso di responsabilità. Tutto il cast per la verità è stupendo: da ricordare il prete, Padre Barry, interpretato al meglio da Karl Malden e soprattutto dal solito fuoriclasse Lee J. Cobb, un Johnny Friendly perfetto. La storia è narrata egregiamente, della recitazione abbiamo detto, le musiche di Leonard Bernstein e la fotografia del leggendario Boris Kaufman fanno il resto. Un capolavoro tra i più straordinari degli anni ’50, perché compatto e senza alcun fronzolo. La regia di Elia Kazan, che affronta i turbamenti psicologici del protagonista con piani stretti e pochissimi campi larghi, non tradisce (tanto da aggiudicarsi uno degli 8 Oscar, di cui un paio generosi per la verità). Tuttavia l’opera di Kazan fa riflettere, perché alla situazione del protagonista che con coraggio scardina il sistema, fa da contraltare la vicende personale che ha coinvolto Kazan, che contribuì alla indecorosa caccia alle streghe del maccartismo in maniera attiva, denunciando numerosi colleghi: “Fronte del porto”, allora, è una paraculata o un modo per scusarsi?
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