Regia di Franco Prosperi vedi scheda film
Questo inconsistente filmetto, vaga parodia del Padrino di Coppola che aveva appena sbancato i botteghini di mezzo mondo, ha una particolarità tutta sua: è infatti la pellicola in cui Alighiero Noschese vive il suo massimo momento di gloria al cinema, in cui il suo talento multiforme di imitatore ha in assoluto la più ampia e sbrigliata libertà. I rapporti fra Noschese e il cinema in quegli anni si infittirono, ma fu spesso sottoutilizzato come spalla di Montesano (in una coppia senza testa, peraltro, in cui entrambi erano spalla dell'altro, e che pertanto mai funzionò) o come interprete di secondo piano. Qui invece tutta la storia si basa sul più classico degli scambi di persona e perciò sul principale talento dell'attore napoletano; quando Noschese imita Totò o Brando è a dir poco sorprendente, fermo restando che non molto di più gli si può chiedere in tale contesto. Soggetto e sceneggiatura di Mario Amendola/Bruno Corbucci/Roberto Gianviti/Franco Prosperi non vanno da nessuna parte, approfittando delle carte in tavola per giocarsele alla bell'e meglio: un Lino Banfi caratterista mattocchio, una Minnie Minoprio soubrettina da sfoderare in un paio di scene di balletto al night e qualche volto di contorno tutt'altro che disprezzabile (Stefano Satta Flores e Fausto Tozzi). Musiche non proprio esaltanti di Bruno Canfora. Prosperi vorrà Noschese anche per il seguente Una matta, matta corsa in Russia, che otterrà anche meno successo e sarà l'ultimo ruolo cinematografico per l'attore. 4/10.
Un cantantucolo e imitatore, testimone involontario di un omicidio di mafia, si rivolge al padrino don Vito Monreale per venirne protetto; ma il padrino chiede esattamente la stessa cosa a lui: che lo sostituisca come controfigura per evitare un attentato in vista.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta