Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Nella Francia del 1936, governata dal Fronte Popolare, un profugo russo fa il doppio gioco all’insaputa della moglie greca. Concluso trionfalmente il ciclo dei Racconti delle quattro stagioni, Rohmer decide di addentrarsi in territori per lui vergini: prima in La nobildonna e il duca e poi qui, ispirandosi in entrambi a fatti realmente accaduti e ricorrendo nel secondo addirittura a filmati d’epoca, affronta direttamente la grande Storia, fino a quel momento sempre espunta dai suoi film (compresi quelli in costume) a favore delle piccole storie di persone comuni (che tornerà a raccontare nell’estremo Gli amori di Astrea e Céladon). Il risultato è spiazzante: da una parte si ritrovano alcuni stilemi ben riconoscibili (i dialoghi interminabili, l’uso di didascalie che scandiscono lo scorrere del tempo); dall’altra li si vede utilizzare in funzione di una vicenda dalla quale è difficile lasciarsi coinvolgere, narrata con troppo poca animazione. Non è un normale film di spionaggio, ma non è neanche uno dei consueti Rohmer: persino Amanda Langlet, unico nome già presente nella sua filmografia (Pauline alla spiaggia, Racconto d’estate), sembra avere una faccia diversa.
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