Regia di Wes Craven vedi scheda film
L’amore e la violenza, la love generation viene umiliata, derisa e stuprata da un gruppo di psicopatici, un regista (Wes Craven) e un produttore (Sean S. Cunningham) mettono in scena una cruda e a tratti grottesca rappresentazione della perdita dell’innocenza del loro Paese, attraverso il sangue e il suo spargimento. Ci ritroviamo spettatori di sadici funny games prima in un appartamento cittadino e poi fra gli alberi e i ruscelli della provincia americana, fra insegumenti e disorientamenti boschivi, orgasmi primitivi, filamenti di bava e piaceri atavici, pompini e vendette orali, bondage ed elettroesecuzioni casalinghe, contrappunti musicali per confusioni morali e deragliamenti di sensazioni in contrasto. Agenti di polizia ridicolarizzati in slapstickdi umorismo trash, cadaveri fluttuanti nell’acqua come fossimo all’interno dell’Opheliadi John Everett Millais, rimandi al cinema di Bergman (The Virgin Spring) e crisi di astinenza oppiacee, lame, tagli, seghe elettriche e flash intestinali, sevizie e torture e immedesimazioni attoriali sul baratro della brutalità, derive generazionali malate in un terreno meravigliosamente fertile, per i semi insani e malvagi di tanto cinema di genere a venire.
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