Regia di Cédric Kahn vedi scheda film
Coppia in crisi coniugale, impiegato lui e avvocato in carriera lei, parte per un viaggio in auto alla volta della colonia estiva dove soggiornano i figli. Tra discussioni e incomprensioni lungo la strada, lui si ferma a bere in un bar e lei si allontana dall'auto scrivendo che proseguirà in treno; un pericoloso evaso però si aggira nei paraggi ed a quanto pare entrambi ci dovranno fare i conti...
Da un giallo di Simenon (Feux rouges - 1960) con interessanti spunti psicologici e di stralunato intimismo centrati sulle dinamiche di una crisi di coppia su cui aleggia l'ombra sottile e inquietante di una minaccia incombente, il francese Khan sembra per una volta in più alle prese con le atmosfere rarefatte di una quotidianità apparentemente ordinaria che sembra attingere però al dominio dello straordinario e dell'inconscio, manifestando quelle pulsioni (auto) distruttive che si annidano all'interno della insospettabile quietudine delle relazioni umane. Costruito come un giallo on the road (similmente alle cronache disperate del biopic su Roberto Succo dello stesso autore) dove la silenziosa, ed apparentemente banale, cronaca di una tensione coniugale sembra scandita da una attonita discesa agli inferi del protagonista maschile (tra doppi whiskey e boccali di birra) e dalla misteriosa scomparsa della controparte femminile, Khan predilige un racconto per immagini in cui le allusioni e le suggestioni emergano dalle minacciose ombre del possibile (se qualcosa può andar storto,lo farà) più che dall'ordinaria dialettica dei dialoghi, precipitando la storia nel vortice di una dimensione fantastica e grottesca, talora onirica, che solo le luci dell'alba contribuiranno a dissipare.
Giocato sull'alternanza tra le apparenti certezze del giorno e le imprevedibili insidie della notte, il racconto si dipana lungo un arco temporale che in 24 ore sembra sconvolgere la serenità di uno stanco menage familiare ma che in realtà,con paradossale ed ironica intempestività, ne rafforza legami e intese all'insegna di una morale letteraria che,tra le righe del racconto di Simenon, sembra suggerire che 'Tra moglie e marito è meglio non metterci mai il dito' e dove le minacciose intenzioni di uno spietato criminale fungono da detonatore di un bizzarro riassetto del legame di coppia a spese dello stesso, malcapitato, ergastolano. Scontando una certa linearità della messa in scena e la prevedibile inverosimiglianza del soggetto, in realtà il film di Khan sembra appiattirsi sulla dimensione simbolica del romanzo, laddove la traduzione in immagini appare ora frammentata ora irrisolta e dove l'impianto narrativo sembra rievocare le atmosfere oniriche e rarefatte di 'Una sera... un treno' del fiammingo Delvaux tra treni,incidenti e crisi coniugali, affidando come può le espressioni di meraviglia e terrore al volto spaesato e sgomento del bravo Jean-Pierre Darroussin e quelle materne e comprensive a quello dolce ed elegante di una sempreverde Carole Bouquet.
Passato un pò inosservato a pubblico e critica è comunque un buon esempio di stile e di una originale impronta espressiva. Crisi coniugale...con delitto.
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