Regia di Ridley Scott vedi scheda film
La delusione più cocente deriva dalla constatazione che Ridley Scott, fino ad oggi il più dotato dei fratelli cineasti, si sia letteralmente adagiato su livelli registici non pessimi, ma mediocri e alcuni pensatori (tra cui la mia saggia professoressa di ragioneria), sostengono che la mediocrità sia molto peggiore dell'insufficienza, in quanto condizione stagnante ed afasica se paragonata ad eccellenze o insufficienze comunque sintomo di vitalità (positiva o negativa). Alla storia, tecnicamente, non manca nulla (a parte l'anima): la fotografia è discreta e le scene di battaglia convincenti, il "politically correct" si respira a piene mani nella raffigurazione positivista dei saraceni (tra l'altro unico elemento probabilmente vero, visto che all'epoca gli arabi èrano all'apice del loro splendore politico/sociale) e nel rifiuto viscerale, attribuito ad alcuni personaggi inventati e non, della barbarie e degli "scontri di civiltà" in nome di dei/profeti più o meno sanguinari (com'erano moderni questi antichi !); al buon Scott, probabilmente, è sfuggito l'estro dei suoi anni migliori e sceglie, quindi, di rifugiarsi in archetipi epici stantii (l'immancabile discorso di incoraggiamento alle truppe assediate e frivolezze varie) e nel ruolo di citazionista di lusso. Gli interpreti, infine, non lo aiutano ad alzare il livello della pellicola: l'inadeguatezza sia fisica che espressiva di Orlando Bloom, che prova ad aragorneggiare ma non ci riesce, è infatti ridondante.
Progressista.
Derivativa.
Sparuto.
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