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Le Crociate

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le Crociate

di jonas
8 stelle

“Quanto vale Gerusalemme?” “Niente. Tutto”. È un saggio, il Saladino: sa che esistono idee per le quali si può dare la vita, ma allo stesso tempo sa che in certe occasioni ci si può anche ritirare senza nessuna onta. Perciò il suo avversario cristiano, che un minuto prima era pronto a difendere la città fino all’ultimo uomo (“Quando Baliano giunse davanti alla sua tenda, Saladino dichiarò che egli aveva giurato di prendere Gerusalemme con la forza e soltanto una resa incondizionata lo avrebbe liberato da quel voto. [...] Baliano lo ammonì che, se egli non avesse concesso delle condizioni onorevoli, i difensori, presi dalla disperazione, avrebbero distrutto, prima di morire, ogni cosa che si trovava nella città, inclusi gli edifici nell’area del Tempio sacri per i musulmani, e avrebbero trucidato i prigionieri nemici che detenevano”), qualche tempo dopo, quando Riccardo Cuor di Leone verrà a proporgli di unirsi a lui per riconquistare il Santo Sepolcro, potrà rispondere tranquillamente “io sono un fabbro”. Ridley Scott parla dell’oggi, certo, fa intravedere la meravigliosa utopia di un mondo in cui nessuno si senta in diritto di uccidere altri uomini in nome di Dio o di Allah o di Jahveh; ma non dimentica mai di stare girando un film storico. Fatta la tara a certe semplificazioni e a un’inevitabile iniezione di romanzesco, la sostanza è documentaria: Baliano da Ibelin è un personaggio realmente esistito (ma naturalmente non faceva il fabbro e all’epoca dei fatti era già sposato con un’altra), così come il giovane re lebbroso Baldovino IV, la sorella Sibilla, l’imbelle cognato Guido da Lusignano e il cavaliere templare Rinaldo da Châtillon. Anche certi dettagli trovano riscontro nelle fonti: Saladino che offre da bere a Guido dopo averlo sconfitto, Guido che passa la coppa a Rinaldo e Saladino che precisa “gli hai dato da bere tu, non io” (perché “secondo le leggi dell’ospitalità araba, dar da mangiare o da bere a un prigioniero significava che egli aveva salva la vita”). Tutto raccontato nella voluminosa Storia delle Crociate di Steven Runciman, da cui provengono le due citazioni tra parentesi e di cui mi piace riportare la conclusione: “C’era tanto coraggio e così poca lealtà, tanta devozione e così poca comprensione; ideali elevati erano insozzati da crudeltà e cupidigia, spirito d’iniziativa e costanza nelle avversità erano annullati da un sentimento della propria giustizia cieco e limitato. La guerra santa stessa non fu altro che un lungo atto di intolleranza compiuto nel nome di Dio, il che costituisce un peccato contro lo Spirito Santo”.

 

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