Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film
A Seoul, Sunwoo è il factotum di Kang, potente boss della mala, che lo incarica di pedinare, in sua assenza, la sua giovane protetta. Scoperta la relazione con un ragazzo molto più giovane di Kang, Sunwoo le risparmia una fine certa, tradisce la promessa fatta a Kang e si firma da solo una condanna a morte, affrontando una girandola di criminali sanguinari. «Non è il vento né gli alberi che si muovono, ma è qualcosa dentro di te». Con la risposta di un saggio al suo discepolo si apre il noir del sudcoreano Kim Je-woon. L’eleganza impeccabile di Two Sisters torna anche in questo manicheo poema di amore che porta all’abisso: tra John Woo, Quentin Tarantino e Takeshi Kitano. Una violenza vendicatrice, regia al limite dell’estetizzazione, e un magnetico, affascinante protagonista, che assomiglia moltissimo e si muove come l’Alain Delon di Frank Costello faccia d’angelo di Melville. Un esercizio di stile che, tra ralenti, acrobazie, virtuosismi fotografici, conferma ampiamente quanto il regista si muova a suo agio tra un genere e l’altro. Un film haiku, permeato dalla dolorosa consapevolezza che non esiste felicità se non nel sogno, come suggerisce un finale surreale, quasi metafisico. Consigliato a chi, mai sazio di vendetta, non si accontenta della trilogia di Park Chan-Wook.
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