Seconda Intifada. Il regista israeliano Avi Mograbi crede che un dialogo tra i Palestinesi sotto assedio e l'esercito israeliano onnipresente sia possibile. Per spiegare il conflitto, ricorre ai miti di Sansone e Massada.
Note
La prospettiva è illuminante e originale, esplode alla fine l’indignazione personale. E una dedica riassume il senso profondo del film. «A mio figlio e ai suoi amici che rifiutano di imparare a uccidere».
Il mito di Sansone e l’assedio della fortezza di Massada insegnano ai giovani israeliani che la morte è meglio della dominazione. Militante pacifista, il documentarista israeliano Avi Mograbi ci descrive la crisi tra Israele e Palestina attraverso gli occhi dei Palestinesi, costretti a un calvario fatto di posti di blocco, barriere, muri. Ma anche attraverso l’im?pat?to che i sovracitati… leggi tutto
L'impegno è sicuramente certo, ma seguire un documentario del genere è veramente difficile, e la colpa non può che essere la nostra. Le vicende che si narrano sono lontane da noi, e in una società come quella do oggi i problemi che non ci tangono non ci interessano, anche se in fondo sono anche i nostri. leggi tutto
L'impegno è sicuramente certo, ma seguire un documentario del genere è veramente difficile, e la colpa non può che essere la nostra. Le vicende che si narrano sono lontane da noi, e in una società come quella do oggi i problemi che non ci tangono non ci interessano, anche se in fondo sono anche i nostri.
Il mito di Sansone e l’assedio della fortezza di Massada insegnano ai giovani israeliani che la morte è meglio della dominazione. Militante pacifista, il documentarista israeliano Avi Mograbi ci descrive la crisi tra Israele e Palestina attraverso gli occhi dei Palestinesi, costretti a un calvario fatto di posti di blocco, barriere, muri. Ma anche attraverso l’im?pat?to che i sovracitati…
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