Regia di Wang Xiaoshuai vedi scheda film
Struggente e riflessivo
Nella Cina degli anni '80, una giovane studentessa di nome Q?ng hóng sogna un'esistenza fatta di sogni e speranze; questi suoi desideri vengono condivisi con l'amica del cuore Xiao Zhen , una ragazza solare, intraprendente e desiderosa di scardinare le regole imposte dalla società cinese del periodo. Le feste clandestine, i primi impulsi amorosi e una sana dose di incoscienza porteranno la mite Q?ng ad una maggiore consapevolezza di se stessa, nonostante un padre tradizionalista e incapace di comprendere i veri bisogni della figlia.
Vincitore nel 2005 del gran premio della giuria di Cannes, questo film di Xiaoshuai (già acclamato per il suo "Le biciclette di Pechino") è un notevole racconto di formazione ambientato in un contesto storico /sociale denominato "Il terzo fronte", un programma economico /politico che già a partire dagli anni 60 vedeva un gran numero di complessi industriali trasferirsi nelle zone interne e più remote della Cina, costringendo così intere famiglie operaie a spostarsi ,spesso e volentieri, in scalcinate e degradate periferie. In un luogo dove non esistono note di colore, e gli altoparlanti delle scuole ricordano in tono sprezzante e minaccioso i divieti imposti agli studenti (come i pantaloni a zampa, i capelli lunghi, e "gli abiti dai colori troppo sgargianti"), si muovono una serie di personaggi che rappresentano rispettivamente la tradizione (quella che non si vuole piegare al progresso e alla moda occidentale) e il cambiamento ( ovvero la nuova generazione che avanza), due realtà destinate ad entrare in netto contrasto. Per descrivere meglio questo dualismo, il regista opta intelligentemente per una messa in scena arida di cromatismi e sfumature pittoriche , rendendo il tutto autunnale e particolarmente freddo; registicamente parlando, difatti, non ci sono particolari movimenti di cinepresa o chissà quali virtuose intuizioni ma, al contrario , Xiaoshuai decide di seguire i suoi attori attraverso semplici ma efficaci inquadrature, esprimendosi in modo chiaro e puntuale. Pur avendo delle decise sferzate emozionali, la pellicola non edulcora e non sovraespone troppo la drammaticità del racconto (come spesso accade ai film provenienti dall'occidente), dando all'intero quadro narrativo un'oggettiva credibilità . L'autore, paradossalmente, non sembra intenzionato a prendere le parti di nessun personaggio in particolare, in quanto deciso a descrivere obiettivamente un dualismo che da sempre agita le fondamenta del suo paese. E' però difficile non rimanere coinvolti dalle splendide interpretazioni di Yuanyuan Gao , timida ed ingenua, e di Anlian Yao , capo famiglia possessivo e testardo, due parti a sé stanti che sono l' essenza vera del cosiddetto "Yin e Yang", del bianco e del nero, o più semplicemente degli opposti che sono destinati a convergere, anche se involontariamente. "Shanghai dreams" è , inutile dirlo, un'opera interessante ,coinvolgente, e capace di far riflettere senza ingannare lo spettatore in facili sentimentalismi e facilonerie tipiche del genere. Malinconico realismo.
Voto: 9
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta