Regia di Georges Lautner vedi scheda film
Un funerale introduce la vicenda in flashback: tutto parte da una rapina a un furgone che trasporta un carico di gioielli, e ben presto si perde il conto dei cadaveri. Si capisce quasi subito che il poliziotto alla guida dell’auto di scorta, poi morto mentre puliva la pistola alle sei di mattina (!), non aveva la coscienza del tutto pulita: il suo collega e amico che conduce le indagini è inizialmente restio ad ammetterlo, ma deve arrendersi all’evidenza. Grande prova di un gigantesco Gabin, faccia di granito e battute sarcastiche (“Si tratta chiaramente di una disgrazia” “Come la morte di Luigi XVI”): un uomo amareggiato, disilluso, mortalmente stanco di una vita passata a combattere contro la feccia della società. Il contesto non è da meno in fatto di durezza, fra banditi spietati che si eliminano a vicenda e sbirri che ignorano il significato della parola “garantismo”. Il film in sé è così così, semplicistico e con qualche tempo morto di troppo. Come si usava all’epoca (vedi Frank Costello faccia d’angelo), il prolisso titolo italiano si sovrappone a un originale ben più sobrio: Le pacha.
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