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Battaglia nel cielo

Regia di Carlos Reygadas vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Battaglia nel cielo

di cheftony
3 stelle

Sono quindici anni che lavori per mio padre, Marcos. Mi conosci da quando ero bambina. Tu sei l'unico che sa di questo posto, finalmente ti faccio entrare e vai a dire a tutte che mi vuoi scopare? Come sarebbe?”

Io ho detto solo che se ero qui l'idea era stata tua, Ana.”

Credi che non mi sono accorta di come mi hai guardato all'aeroporto? Che ti succede? Dimmi che ti succede, Marcos!”
“Mia moglie e io abbiamo sequestrato un neonato e stamattina è morto.”

 

Marcos (Marcos Hernández) è un corpulento e silenzioso autista per conto di un ministero, le cui giornate si dividono fra le strade caotiche dell'immensa Città del Messico e i routinari alzabandiera dei militari, per i quali funge da vigilante; sua moglie (Bertha Ruiz) vende chincaglierie in un sottopasso della metropolitana.

Quella che sembra una coppia che cerca di vivere dignitosamente ha in realtà rapito un bambino a degli amici di famiglia, aspettandosi il pagamento di un riscatto. Arduo stabilire se la morte accidentale del piccolo smuova minimamente la coscienza di Marcos, i cui silenzi suggeriscono un certo senso di impunità, peraltro accentuato dall'infatuazione che l'autista si prende per la giovane Ana (Anapola Mushkadiz), figlia del generale per cui lavora.

Se Marcos ha rapito un bambino per bisogno, la facoltosa Ana si prostituisce - forse per noia, forse per lussuria - in un piccolo e luminoso bordello, marcando un'enorme differenza fra i due mondi, parimenti disperati e privi di coscienza ma divisi dal ceto. Desiderando un rapporto con la ragazza attraverso il quale realizzarsi, Marcos sembra inizialmente capire i suoi sbagli e manifesta ad Ana il desiderio di costituirsi. Invece…

 

 

Credevo fosse già ostico “Japón”, ma “Battaglia nel cielo” va oltre: se è abbastanza noto il fatto che apra e chiuda con una scena di fellatio non simulata, va detto che c'è troppa carne al fuoco di Reygadas. Checché ne dica lo stesso regista messicano, l'impatto visivo della sua opera è volutamente provocatorio, non fosse altro per l'accentuato e tronfio indulgere sui connotati sessuali dei protagonisti; poi – per carità - ci sono false soggettive che si alternano inaspettatamente a vere soggettive, piani sequenza vorticosi a 360°, una fotografia interessante e un uso della musica e del sonoro di rara intelligenza, ma digerire le precise scelte estetiche di “Battaglia nel cielo” è davvero difficile.

Eppure – va detto – ha un'impostazione narrativamente assai semplice: il crimine commesso da Marcos e sua moglie rimane fuori campo e il principale motivo di interesse riguarda le reazioni interiori all'evento, non l'evento stesso. In un ambiente degradato e spogliato di ogni senso di colpa, è la natura a governare la reazione di Marcos, che crede (o auspica, nella dimensione onirica che raccorda incipit e finale) di trovare un amore e una confidente in una ragazzetta agiata che si prostituisce. Il sesso fra i due (pure questo non simulato, Reygadas solo sa perché e percome) è lo specchio della tensione sociale di un Messico iniquo: la giovane ricca e bella può pure scopare con l'autista obeso, ma il tutto resta freddo, dispatico, inadatto a congiungere. Non casuale il confronto col rapporto da dietro di Marcos con la moglie, anch'essa obesa: un sesso sgradevole, ma che si risolve assai diversamente, fra confidenze e tenerezze (o quasi).

 

L'aspetto più di importante di quello che succede durante il sesso succede dentro, non fuori. I film sul sesso che si concentrano sull'esteriorità per eccitarci sono pornografici e io non sto assolutamente facendo pornografia. Se Marcos e la moglie fanno l'amore, il punto non è quello di narrare o di stabilire il fatto che hanno fatto l'amore. Quello puoi farlo per suggestione, mostrandoli giacere di fianco dopo che è successo. Quello che conta è ciò che puoi imparare della loro relazione dal modo in cui fanno l'amore – così come quando Ana fa l'amore con Marcos e vediamo che rimane fredda e in controllo, nonostante i gesti siano teneri.” [Carlos Reygadas]

 

 

Un altro aspetto che si fa preponderante in “Battaglia nel cielo” è il rapporto con la religione e con la superstizione: Marcos dice che andrà a costituirsi, ma finisce con l'unirsi al pellegrinaggio verso la cattedrale, seguendo una logica per lui coerente. Completamente privo di spiritualità, sembra comunque prendere parte al rituale purificatorio, al quale le masse sembrano chiamate a raccolta da campane afone. Cosa effettivamente succeda nella cattedrale non è dato sapere in modo razionale.

Film che ha fatto molto discutere (il che non è necessariamente un male, anzi), ma di cui si stenta a trovare il punto focale; gli spunti suggestivi non mancano, ma resta difficile apprezzarne l'organicità in questo pretenzioso pot-pourri, in cui persino la percezione dei personaggi è inopinatamente mutevole.

Ad ogni modo lodevole, a tal proposito, la dedizione del cast, ai componenti del quale Reygadas dà esclusivamente indicazioni spaziali e temporali, chiedendo loro di esser se stessi; pure sotto questo aspetto l'autore messicano è ostinatamente controcorrente, mutando solo in parte – per sua stessa ammissione – i precetti di Robert Bresson. Dal suddetto approccio scaturisce comunque un'interpretazione convincente, ovvero quella di Anapola Mushkadiz, mentre Marcos Hernández (autista del padre di Reygadas nella vita) mette a disposizione con coraggio corpaccione ed espressioni cinematograficamente tutt'altro che piacevoli.

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