Terra e cielo
Spiazzante incongruo
sublime ridicolo: Carlos Reygadas non cerca l’equilibrio, la forma perfetta, piuttosto preferisce essere stilisticamente incongruo, espressionista nel tocco violento e lacerante, surrealista per il gusto dissacrante con cui popola e dipinge i suoi quadri. Un cinema ossessivo sul chiaroscuro dell’uomo e della natura, della vita e della morte, del sesso e della colpa, delle carni sfatte o troppo vecchie e dei corpi bellissimi. Anche Reygadas, come l’amatissimo
Bruno Dumont (ha distribuito
Hadewijch in Messico), è infatti innamorato di quella
coincidentia oppositorum (immagini e suoni che combattono, sublime e profano che convivono in un’inquadratura) che è la vera sostanza “rivoluzionaria” del cinema mistico di questi anni. Con una differenza sostanziale: la straordinarietà del cinema di Dumont sta proprio nel riunirsi degli opposti, mentre il regista messicano è in questo baudelairiano, accosta sì le differenze ma le lascia ideologicamente ben lontane, cosicché poi col tocco lirico e poetico della mdp ne possa esaltare lo splendente stridore.
Dunque, come il suo straordinario esordio tarkovskijano,
Japòn (titolo scelto soltanto per la forza “evocativa” della parola), anche quest'opera seconda di Reygadas, questa
Batalla en el cielo insopportabilmente romantica, vibra scomposta e disordinata di una bellezza eccessiva e dissacrante, spaesante ed ipnotica, herzoghiana nei momenti più felici. La
mise en scène è spesso superlativa (pianisequenza magistrali, panoramiche a 360 gradi che allontanano rossellinianamente l'azione per poi ritrovarla cambiata, attenzione quasi documentaristica ai dettagli, improvvisi slittamenti di prospettiva), mentre l’uso del sonoro spesso “a contrasto” aumenta a dismisura la tensione tutta centrifuga del quadro. Certo, quest'altissimo valore espressivo è tutt'altro che ben distribuito, ma come mettere in discussione l'intensità del cinema di Reygadas? Vi è nei suoi film, in questa paradossale
Batalla en el cielo soprattutto, una tensione spirituale potente, mai paga, irriconciliata: uno sguardo ansioso, vibrante, furioso,
assetato (di corpi, di immagini, di infinito), traboccante di
éros, di amore sincero per il cinema.
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