Regia di Arnaud Larrieu, Jean-Marie Larrieu vedi scheda film
Se vi dicessero che due registi fratelli - non i Dardenne e non i Coen, ma comunque stimati dai cinéphiles - volessero fare un film su un paio di coppie borghesi che vivono in campagna (ma una, parbleu!, non disdegna i tropici) e che tra un petit déjeuner rustico e un languido sguardo a “la nebbia agli irti colli/piovigginando sale” si mettono a fare l’amore gli uni con gli altri, scambiandosi il partner a seconda degli umori, voi che pensereste? Vi aiutiamo con qualche opzione. A) Il cinema è morto. B) Si dice tanto della cinematografia italiana, ma i francesi però… C) Tutti quanti (registi e attori) a lavorare. In miniera. D) È una storia ridicola. Noi scegliamo la D, perché Incontri d’amore di Arnaud e Jean-Marie Larrieu è un film involontariamente comico, impossibile da prendere sul serio. Non fraintendete, non per il tema, che può essere sviscerato in mille modi, di sicuro anche interessanti, ma per come invece lo trattano loro. Con una estetica da pro loco della campagna francese e un intersecarsi di snobismi intellettuali da far paura. Di fronte alla scena di “sculto” di Amira Casar che dopo aver urinato chiede a Daniel Auteuil di essere pulita, come è possibile che registi, attori, sceneggiatori non si pongano delle domande sul senso di quel che accade e sull’effetto che potrebbe avere (e infatti ha) sul pubblico?
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