Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film
Un messicano in Texas viene ucciso senza motivo, ma, scoperto il colpevole, una guardia di frontiera, la polizia rimane inerte. Pertanto, un amico della vittima rapisce l'assassino e, recuperata la salma, intraprende un viaggio per seppellire il messicano nella sua terra. Per paesaggi e tematiche, il film è un western; il periodo e contesto storico sono quelli, però, dei nostri giorni: una frontiera teatro di continui tentativi di attraversamento da parte dei migranti messicani. Il film è molto lento, la vicenda è semplice e l'azione è ridotta al minimo. C'è un po' di disorientamento indotto nello spettatore dal mostrare eventi antecedenti e successivi all'omicidio del messicano. Il regista indugia nel mostrare la desolazione del territorio e dei suoi abitanti: una fetta di America in piena decadenza popolata da persone annoiate, prive di stimoli e prospettive, talmente abituate al disprezzo verso i migranti messicani da non considerarli più quali persone. Paradossalmente, il passaggio in Messico è consolatorio: c'è più povertà, ma anche una più fervida voglia di vita. L'enigmatico protagonista prende con sè cadavere ed assassino, e conduce quest'ultimo in un viaggio quasi salvifico, a conclusione del quale acquisirà consapevolezza del male fatto e del vuoto della propria esistenza. Il film si conclude con l'ultima sepoltura del messicano. Non ci è dato sapere quale è la sorte del protagonista, che si allontana tranquillamente con il proprio cavallo lasciando dietro di sè l'assassino sconvolto e redènto. Buona la colonna sonora, dolce e malinconica.
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