Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film
Tommy Lee Jones, vecchio cowboy dei nostri tempi, si mette in sella per la sua prima regia (nel 2014 è arrivata la sua seconda opera da cineasta, l’apprezzatissimo The Homesman). Parte dalla solida sceneggiatura (premiata a Cannes 2005) del collega Guillermo Arriaga, per confezionare un western anni Duemila. I temi trattati sono molti: l’amicizia e la quasi follia che può scaturire dalla perdita di un caro compagno; mantenere una parola data a costo di uccidere o morire; la desolazione deprimente della provincia americana; l’immigrazione clandestina dal Messico agli Usa con l’improbo lavoro della cosiddetta ‘migra’, la polizia di frontiera; l’amore squallido, senza dolcezza. Eccellente attore – in continua crescita proporzionatamente al trascorrere degli anni - Lee Jones dà pieno sfogo a quella che qualcuno ha definito “la poetica dei grandi spazi”. Quelli da percorrere a cavallo, sulle pietre e sulla sabbia che furono terreno dei primi esploratori del nuovo continente, protagonisti del ‘selvaggio west’. Regia pulita, dialoghi essenziali, scenografia impeccabile, tensione costante se non per qualche parte un po’ rallentata. Convincenti gli interpreti, dallo stesso regista-protagonista (sempre a Cannes 2005 premio per la migliore interpretazione maschile). Bravi, in particolare, anche Barry Pepper - nei panni di uno squallido poliziotto – e Melissa Leo, cameriera saggia e rassegnata.
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