Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film
Sono due le certezze confermate da “Le tre sepolture”. Primo, il western sopravvive ancora oggi senza troppe difficoltà. Secondo, i cineasti che ne garantiscono l’esistenza scrutano sempre in due direzioni: indietro, perchè dai grandi maestri del genere non si può prescindere, e avanti, alla ricerca di nuovi territori su cui proseguire. Purtroppo all’orizzonte non s’intravede ancora nulla, ma il mondo circostante è cambiato parecchio durante gli ultimi decenni e qualcuno se ne rende conto. Questa frontiera è spenta di ogni fascino, e immersa nella modernità sa di vecchio ancor più di quanto lo sia realmente. Il viaggio dell’improvvisato sceriffo e del suo prigioniero è un disperato tentativo di ritorno al passato che non riesce, semplicemente perché quel passato non esiste più. Anche l’anziano Tommy Lee Jones se ne renderà conto, alla fine. Un western preziosissimo, anticelebrativo, che simboleggia disagi e nostalgie di un genere costretto ad attraversare tempi difficili. Tentativi e riflessioni confluiscono in un ambiguo senso di rassegnazione; senz’altro qualcuno lo raccoglierà presto, per poter continuare il percorso lungo la frontiera senza tralasciare gli insegnamenti di chi l’ha preceduto. Impagabile a livello tecnico: l’uniformità ritmica raggiunge l’eccellenza quando è supportata dalla splendida colonna sonora.
trabocca di allegorie che uniscono il film all'intero genere, ovvero al western passato. Con un'occhio alla modernità.
magnifica
il western se lo porta dentro fin da bambino, e si vede. Ottima prova.
con questa prova "costringerà" i Coen a sceglierlo per la fondamentale parte che rivestirà in "Non è un paese per vecchi". Molto bravo
quella faccia sempre così imbronciata lo rende perfetto per indossare i panni di questo disgraziato personaggio. Molto bravo
se la cava bene
niente di rilevante
buona prova
un supporto importante. Molto brava.
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