Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
E' un film di Jim Jarmush. Ed è anche una specie di ABC del film d'autore puro, con dialoghi rarefatti e prosaici che non portano avanti nè l'azione nè la storia, paesaggi fissi, sterili, alienanti incastonati in geometrie autoriali da frontiera dell'animo, lentezza e apatia della narrazione. Un film bello se si vede già predisposti alla visione, perchè l'on the road di cui è protagonista il più grande attore comico che hanno in America, quel Bill Murray che sembra l'evoluzione sonora di Buster Keaton, è un viaggio introspettivo che non poteva avere forma differente se non quella scelta dal regista culto di "Dead Man", che credo rimanga il suo capolavoro. D'altraparte con una maschera come Bill Murray il film poteva sopendersi solo sulla di lui faccia e lasciare il resto all'immaginazione, ma la volontà dell'autore di spingere un uomo verso il passo più difficile della sua vita ha imposto che molte cose non fossero tralasciate, come appunto le vite mediocri delle sue ex fiamme, che sembrano sopravvivere più che vivere, oppure come i lunghi silenzi, le sfumature tra una scena e l'altra, tutto atto a sconsolare e sconsolarci prima del finale disperato. Disperato, ma contenuto sintatticamente. Infatti, il figlio che forse Bill Murray ha davvero, non lo avrà mai. Se in realtà non ce l'ha, assaporando per cinque minuti il piacere della paternità, vivrà il suo futuro soffrendo mille volte di più. Annusare quello che potremmo avere, e poi sapere che non lo avremmo mai è davvero sconvolgente. Ma lo è ancor di più quando si rimane nel dubbio che forse, con la nostra volontà, avremmo potuto girare le cose a nostro favore. Ma ormai...
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