Regia di Hou Hsiao-hsien vedi scheda film
Un'opera affascinante e difficile, ricca di ellissi, allusioni, riferimenti incrociati, sospesa fra poesia e geometria. L'episodio che ho apprezzato di più è il primo: fondato sui colori verde ed azzurro, elaborando la consueta struttura ciclica dei film orientali fino a generare una sorta di "spirale narrativa", tratteggiando con pudore i sommovimenti d'animo dei personaggi per mezzo di una mdp docile e protettiva, "Il tempo dell'amore" passerà agli annali della Settima Arte come uno dei migliori film sentimentali di inizio millennio. E' bene ribadire che si tratta di Arte (spesso ce lo dimentichiamo), ossia di espressione di concetti e stati d'animo attraverso l'assiduo lavorio sul materiale audio-visivo, sulle sue forme e sulla loro "plasmabilità": come uno scultore, Hou Hsiao-Hsien genera forme, attraverso le quali comunica una precisa (per quanto ambigua e complessa) visione del mondo. Ogni movimento di macchina, ogni scelta di campo e di illluminazione, ogni gesto e posizione degli interpreti significa qualcosa, al di là dei contenuti espressi retoricamente dal copione. Sembrano discorsi ovvi, ma non sono tanti, oggi, i cineasti che fanno un cinema di questo tipo, di quelli che ti fanno dimenticare che si tratta di un Arte fondamentalmente legata all'industria e al commercio...Per rendersene conto, basta seguire l'ultima parte di questo primo episodio, quando il ragazzo rintraccia finalmente la bella May alla sala da biliardo e comincia un lungo e silenzioso corteggiamento, che prosegue ad un ristorante e poi ad una fermata di autobus: in ciascuno di questi tre ambienti, il regista colloca i due innamorati in campo medio, come sospesi in una sorta di terra di mezzo, immersi nella temperie di un mondo da cui vorrebbero isolarsi...ogni tanto, qualche anonimo giocatore di biliardo invade, fuori fuoco, l'inquadratura, appannando, offuscando l'anelito amoroso della coppia...Meno riuscito invece il secondo episodio, anche perchè richiede una certa conoscenza del contesto storico in cui è ambientato. Il terzo episodio, infine, ci proietta in un presente dominato dalla tecnologia informatica, dall'instant messaging e dal culto dell'immagine: qui il regista specula un po' sullo stereotipo del giovane apatico e disadattato, ma in alcuni momenti recupera la felice vena creativa del primo episodio, delineando forme e comunicando significati.
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