Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Michael Haneke con “Caché” ha girato uno dei suoi film più enigmatici, un puzzle aperto a diverse interpretazioni che si conclude con un finale volutamente irrisolto. E’ un’opera impervia, che si prende i suoi rischi con lo spettatore, girata col consueto stile freddo e distaccato dall’austriaco, che ha avuto in ogni caso un notevole apprezzamento da parte della critica internazionale. Attraverso la storia di una famiglia benestante ricattata da uno “stalker” invisibile e inconoscibile che invia filmati in videocassetta pedinando i loro movimenti, Haneke sferra un nuovo attacco all’ipocrisia borghese, alle false certezze di cui si nutre una casta di privilegiati che preferisce rimuovere (il titolo originale vuol dire appunto “rimosso”, “nascosto”) le discriminazioni e le ingiustizie perpetrate ai danni degli individui più deboli e oppressi; tuttavia, qui il conflitto si pone soprattutto nei confronti degli immigrati, con una spaccatura drammatica che lo rende estremamente attuale ai nostri giorni. Alla fine chi è il colpevole? Haneke preferisce che sia lo spettatore a stabilirlo, gli offre delle piste abbastanza precise (e per me, detto senza girarci troppo intorno, è il figlio di Majid), ma non può, come nel “Nastro bianco”, fornire una spiegazione univoca, perché non gli interessa. Gli attori sono tutti diretti col consueto rigore, soprattutto la coppia Daniel Auteuil/Juliette Binoche, entrambi di grande precisione interpretativa e perfettamente in grado di restituire le incertezze e la confusione di Georges e Anne, personaggi con cui Haneke non entra mai in empatia; fra i caratteristi il migliore è sicuramente il franco-algerino Maurice Benichou nel tormentato ruolo di Majid. E’ un film che necessita di diverse visioni per essere compreso a fondo e per essere sviscerato nei suoi molteplici significati; la regia è certamente una delle migliori di Haneke, se non la sua migliore in assoluto, con un utilizzo geniale di lunghi piani-sequenza dei luoghi in cui si svolge la vicenda, che improvvisamente ci accorgiamo essere immagini riprodotte in VHS, con un messaggio abbastanza evidente sui rischi di distorsione della ripresa cinematografica nel mondo contemporaneo, con un cinema che perde la sua originaria purezza e si presta ad una sempre maggiore ambiguità e pluralità di letture. Alla prima visione non avevo compreso la sua grandezza e originalità, ma adesso lo considero per quello che è, un capolavoro del cinema del nuovo secolo.
Voto 10/10
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