Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Alla porta di una famigliola si presentano cassette da un mittente misterioso, il contenuto poi, metterà tutti a dura prova.
Film gelido, Haneke ci ha abituato ai suoi personaggi quasi cadaverici nell’espressività, messi poi alla prova con situazioni oltre le proprie capacità, questa volta non fa eccezione se non che i tratti inquietanti – oltre quelli drammatici – sono più palpabili del solito.
Un evidente smembramento progressivo della vita borghese (in questo caso specifico: francese). Si parte dai dialoghi più banali, quelli soliti, curati nei minimi dettagli, quasi indifferenti tanto tutto è scontato. Si prosegue, s’insinua pian piano il veleno di un personaggio i cui messaggi trasformano questa vita in qualcosa d’insopportabile, atroce. Come chiusi in gabbia, ci si attacca sgretolando le certezze più banali; persino il ritardo del figlio una sera diventa un dramma. Certe cose non ce le si dice, persino il rapportarsi alla minima banale domanda è atroce.
Un film veramente ben fatto, non serve dilungarsi sul lato tecnico dato che è indubbio che questo regista sia fenomenale, la cosa veramente interessante è come la tensione salga a suo piacimento con un’abilità unica. Sequenze da capogiro poi, rendono tutto più prezioso ed imperdibile.
Film misterioso, la trasformazione dei personaggi, dai quasi manichini a cani rabbiosi, è emblematico di una quotidianità banale che viene violata. Sicuramente il messaggio morale c’è, ma osservando bene la sequenza finale, si può trovare un indizio concettualmente davvero angosciante.
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