Regia di Michael Haneke vedi scheda film
La vita serena di un conduttore televisivo viene interrotta da misteriose videocassette che riprendono la sua abitazione e i luoghi in cui trascorse l'infanzia, insieme ad esse arrivano dei disegni infantili apparentemente senza significato; Heneke realizza un film anticinematografico, con lunghi piani sequenza fissi e privo di qualunque stereotipo o clichè cinematografico, proprio per rappresentare la realtà, così come il suo significato è reale, comune a chiunque; Le videocassette rappresentano appunto la realtà, come in "strade perdute" di David Lynch veniva affermato dal protagonista "non mi piaciono le videocassette, voglio ricordare la realtà non com'è, ma come io voglio che sia", le videocassette costringono Josh a rivivere il suo passato, a ripercorrere la sua infanzia e assieme ad essa, indagare sulla propria personalità, sulla propria coscienza e sulle proprie colpe. Così come accadde in "Cape Fear" le "parti" non vengono chiaramente stabilite, lo spettatore non distingue giusto da sbagliato, buono da cattivo, ma mentre in "Cape Fear" inspiegabilmente l'equilibrio si rompe subentrando la banalità dell'azione fine a se stessa, in "Niente Da Nascondere" l'equilibrio persiste fino ai titoli di coda; Ancora una volta però il titolo tradotto in italiano mette in difficoltà lo spettatore nel comprendere il significato della pellicola, come accade inspiegabilmente ne "il seme della follia"; "Cachè" il titolo originale, significa profondo, latente, riferito appunto alle nostre colpe nascoste, inconsce. Heneke probabilmente vuole mettere in contrapposizione il reale, con la nostra concezione di esso; Un uomo apparentemente vittima, rivela in realtà di avere delle colpe, che lui stesso non ricordava, essendo queste profonde, nascoste. Tutti noi nascondiamo qualcosa, ad altri o a noi stessi...
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