Regia di Michael Haneke vedi scheda film
La trama è efficace ed essenziale, la regia ricorda da molto vicino quella di una Cresima – tempi morti come piovessero –, ma va detto che è l’espediente scelto da Haneke per addormentare il pubblico e rendere socio-compless-real-psico-voyeuristica la storia, che altrimenti farebbe acqua un po’ da tutte le parti e avrebbe riempito pellicola soltanto per un corto. Decisamente discutibile, ma non del tutto privo di un suo fascino. Morboso, con ogni probabilità.
Il protagonista (Daniel Auteuil) è un affermato giornalista di mezza età, sposato con un’indiscussa topa (Juliette Binoche) e padre di famiglia, che a 6 anni costrinse un amichetto a tagliare la testa ad un pollo. Taciuti, ma laceranti ed ossessivi sensi di colpa riaffioreranno una quarantina di anni dopo, quando tornerà a far visita all’amichetto di infanzia per indurlo, questa volta, a suicidarsi. Nel frattempo, uno sconosciuto spia il tutto.
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