Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Vale sempre la pena di vedere i film di Haneke, uno dei pochi autori puri rimasti in Europa (a livello tematico ed espositivo, il suo corrispondente asiatico è Ki-duk Kim). Niente da nascondere è una delle opere migliori di Haneke, insieme a Funny Games (1997) e a Il tempo dei lupi (2003): molto meno mi convince La pianista (2001). A momenti geniale e a momenti alquanto forzato nei dialoghi (ma non era semplice sviluppare una situazione del genere per le due ore canoniche), Niente da nascondere ci mostra che nessuno di noi, se analizzato a fondo, può affermare in tutta coscienza di non avere scheletri nell'armadio. Con questo film, Haneke rigira il suo coltello nella piaga dei nostri sensi di colpa, acuiti dalla nostra appartenenza al mondo occidentale che deve la propria opulenza allo sfruttamento esercitato per secoli sui popoli colonizzati dell'Africa e dell'Asia. E ancora maggiore ragione Haneke ha, in quanto contrappone alle figure dei protagonisti, magistralmente interpretati da due grandi attori (Auteuil e la Binoche), quella di un emarginato algerino, povero e grassoccio, che dalla vita altro non ha ottenuto che umiliazioni e ingiustizie. Ancora una volta Haneke riesce, con un meccanismo a scatole cinesi di film nel film, a metterci a disagio e a farci riflettere, con uno spettacolo intellettualmente affascinante, sulle false apparenze e sulla precarietà del nostro (un po' di tutti, ma soprattutto di noi europei occidentali) essere.
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