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Niente da nascondere

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Niente da nascondere

di Gangs 87
5 stelle

Quindi? Spontaneamente nasce un'unica e sola risposta a tutta la visione di questa pellicola, che poi in realtà è una domanda: Quindi? Caro Michael Haneke, che per questo film hai anche vinto il premio alla miglior regia a Cannes, che cosa volevi dirci o quantomeno che cosa hai tentato di dirci?

 

Georges fa il giornalista è sposato con Anne ed hanno un figlio, una vita tranquilla e soddisfacente condita di buoni amici; la loro tranquillità viene spezzata quando fuori dalla porta di casa gli vengono recapitate delle VHS che riprendono la facciata della loro casa (inquadratura stupenda che si ripete, con piacere, più volte, durante la visione). Al ritrovamento costante delle videocassette si unisce quello di strani bozzetti, apparentemente privi di significato, che sembrano essere legati all’infanzia del protagonista, caratterizzata dal burrascoso rapporto con un bambino algerino, figlio dei loro domestici di allora, di cui i genitori ottennero un affido temporaneo.

 

Alla trama non sembra esserci soluzione, i dubbi che man mano si intrecciano unendo passato e presente del protagonista, restano un nodo non sciolto. Telefonate minatorie, suicidi, denunce non prese in considerazione dalla polizia per mancanza di prove, ricordi del passato che affiorano sempre più vividi e poi? Il nulla! Esatto, il nulla! Il film finisce proprio nel momento esatto in cui tutto sembra cominciare, lasciando allo spettatore un senso di incompiuto grande come un macigno e impossibile da ignorare.

 

La lentezza con cui si svolgono gli eventi, intervallati da lunghi momenti di noiosa quotidianità, conducono anestetizzati al finale più insensato che assurdo: Georges rientra a casa per curare un mal di testa, prende una pasticca, chiude le tende e si mette a letto nudo. Forse dietro questo finale ci sarà senza dubbio un senso intrinseco: il sipario si chiude e l’uomo resta solo e messo al nudo delle sue paure? Resta però il fatto che Haneke crea una pellicola che ha evidenti lacune di sceneggiatura, difficile da seguire e ancor più da farsi piacere.

 

Notevole la presenza di Daniel Auteil e Juliette Binoche nei panni dei protagonisti, hanno almeno il merito di non condurre la pellicola nel baratro, riescono a vestire il film di una leggera suspense che ne garantisce la visione, incuriosendo quel mimino che serve a chiedersi e a cercare di capire dove si voglia andare a parare, fa niente se poi le intenzioni superino le capacità, considerando che non credo di essere l’unica ad averci capito ben poco!

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