Dopo aver litigato con la suocera, Rebecca lascia l'hotel in cui sta e sale su un taxi. È così che incontra Hanna, una donna che cambierà la sua vita...
Note
Alla fiera dell'Est, per due soldi, un agnellino mio padre comprò... Ma non era un topolino? Ebbene no, la versione originale di questo tradizionale ebraico poi arrangiato, come sappiamo, da Branduardi dice così, e c'è anche un lupo. Chiaro che i significati vadano dal "sacrificale" biblico a quello della lotta per la sopravvivenza. Impossibile per gli autori di laggiù, si chiamino Amos Gitai, Elia Suleiman o Amos Oz, raccontare qualunque cosa, anche la più semplice storia d'amore, senza incappare nella drammaticità del contesto: una guerra infinita, una rabbia paradossalmente senza Dio, una violenza (anche verbale) che è il solo mezzo di comunicazione. Tra donne, in questo caso.
"Free zone" la zona franca del cinema di Gitai. E' il non-luogo in cui albergano, provvisoriamente, tutti i suoi temi e le sue immagini. E' la precaria dimora di inquietudini e conflitti. Raramente nel cinema contemporaneo viene dato così tanto risalto alla tecnica della sovraimpressione: due flashback, uno per Rebecca e uno per Hanna, irrompono nel road-movie per tentare di spiegarci… leggi tutto
La storia, così come si sviluppa durante l'intero film, non mi ha convinto.
Ma la sequenza iniziale di quattro minuti, dove la Portman in primo piano piange ininterrottamente, accompagnata da una fantastica versione della canzone Alla fiera dell'est che alla sua uscita in Israele venne censurata, è assolutamente fantastica e memorabile. Ancora oggi mi emoziono rivedendo lo… leggi tutto
La storia, così come si sviluppa durante l'intero film, non mi ha convinto.
Ma la sequenza iniziale di quattro minuti, dove la Portman in primo piano piange ininterrottamente, accompagnata da una fantastica versione della canzone Alla fiera dell'est che alla sua uscita in Israele venne censurata, è assolutamente fantastica e memorabile. Ancora oggi mi emoziono rivedendo lo…
Incorniciato in capo e coda da due canzoni significative, simboliche e dal forte piglio politico, il film di Amos Gitai si caratterizza per l'originalità, la forza e l'efficace semplicità di un cinema fatto di persone, azioni, gesti, situazioni apparentemente comuni. Piccole cose circondate sullo sfondo da scenari importanti, complicati, drammatici. Disarmante nel suo incedere…
L'ultimo docu-film di A. Gitai su Rabin (che non ho visto ma che ho seguito nelle recensioni) mi da lo spunto per proporre questa playlist sulle pellicole che hanno riguardato questa parte di mondo senza pace. Non…
Altro film sopravvalutato dalla critica. Ottima l’interpretazione delle protagoniste, tutte donne, ed il modo insolito di inquadrare il contesto, più da teatro e da documentario, come la scena iniziale lunghissima con il pianto adolescenziale della Natalie Portman con il sottofondo musicale della filastrocca che noi conosciamo (con qualche variante) grazie all’arrangiamento di…
"Free zone" la zona franca del cinema di Gitai. E' il non-luogo in cui albergano, provvisoriamente, tutti i suoi temi e le sue immagini. E' la precaria dimora di inquietudini e conflitti. Raramente nel cinema contemporaneo viene dato così tanto risalto alla tecnica della sovraimpressione: due flashback, uno per Rebecca e uno per Hanna, irrompono nel road-movie per tentare di spiegarci…
Film un po' difficile da seguire : si parte con la canzone come gia' detto da altri di Branduardi (anche se non e' sua ma e' un Tradizionale) con "La Fiera dell'Est" si arriva alla parte migliore (secondo me) quella con i vari posti di blocco e poi tra pensieri vari (sogni,ricordi e altro) si passa nei Territori difficili di quelle zone abbastanza aride oppure anche piu' popolate ma comunque non…
Tanti credono Israele speciale, da qualunque punto di vista lo si guardi. Per chi lo ama, è, a dirlo con le parole di Amos Oz “un Paese che nasce dai sogni e dalla speranza”. A chi lo odia, un tiranno invasore. …
Inizio drammatico; anche se - devo ammetterlo - nel sentire la versione ebraica de "La fiera dell'Est" poi ripresa da Branduardi mi veniva troppo da ridere, nonostante la tensione della scena..."L'agnello! L'agnello!"...ma non era un topolino? E poi il gatto si mangia l'agnello? Vivo? Intero? Mah...
Comunque...inizio drammatico con la Portman che guarda fuori dal finestrino e piange...un pianto…
Alla fiera dell’Est, per due soldi, un agnellino mio padre comprò... Ma non era un topolino? Ebbene no, la versione originale di questo tradizionale ebraico poi arrangiato, come sappiamo, da Branduardi dice così, e c’è anche un lupo. Chiaro che i significati vadano dal “sacrificale” biblico a quello della lotta per la sopravvivenza. Impossibile per gli autori di laggiù, si chiamino…
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