Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
L’ENFANT
Per chi avesse preliminarmente visto al cinematografo il breve trailer di L’enfant, sarebbe poi quasi superfluo andarsi a vedere l’intero film, vincitore della Palma d’oro a Cannes 2005.
La storia si sintetizza, infatti, in pochi punti salienti e non si presta ad approfondite analisi come, invece, era accaduto per precedenti pellicole dei fratelli Dardenne, quali Rosetta o Le fils. L’intreccio scorre piuttosto fluidamente. Questo, però, non appare un pregio, non è tanto indice di chiarezza e agilità, quanto, invece, sintomo di un approccio un po’ distaccato, di un difetto d’ispirazione a cui i due registi belgi suppliscono con il loro mestiere.
L’enfant è la storia di un balordo che non tenta neppure di trovarsi un lavoro perché è roba da coglioni. Campa di sotterfugi e furtarelli in cui coinvolge anche alcuni adolescenti. Quando la sua ragazza partorisce un bambino, a sua insaputa Bruno lo vende in adozione. Poi, in seguito alla disperata e furiosa reazione di lei, ricompra il figlio. Ma, dovendo dare una forte aggiunta di denaro, finisce preda di malavitosi più grossi di lui.
In alcune scene, il sentimento dei protagonisti scorre con una levità mista a tensione che cela l’insidia di qualcosa di negativo che stia per accadere: ci pare risaputo e, comunque, proposto fiaccamente. Il film termina coll’immagine dei due giovani in lacrime, all’interno di un luogo di detenzione dove lui è rinchiuso, in una chiara assenza di qualsiasi prospettiva e speranza futura.
Non basta la redenzione tardiva di Bruno - egli si costituisce per scagionare un ragazzino arrestato dalla polizia – ad illuminare o ad alzare il livello del film. I cineasti si limitano ad osservare dall’esterno una situazione sociale, senza una concreta partecipazione emotiva. E non è che la storia parli da sola, sono i fratelli Dardenne che hanno poco da dire.
Enzo Vignoli
31 dicembre 2005.
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