Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
Cinema che si prende i suoi tempi, quello dei fratelli Dardenne. Gli autori belgi sembrano concedere o imprimere ai loro protagonisti, estetizzandolo, tutto lo spazio necessario a ragionare, pesandole, le proprie (irragionevoli e tremende in questo caso) azioni, sfiorando il realismo più assoluto. Adagiato su una solida sceneggiatura e sull’ambiguità di un titolo quanto mai in bilico tra l’evidente (il riferimento al neonato che mette in crisi Bruno) e il metaforico (l’infantilismo endemico dello stesso asociale e disadattato Bruno), il lavoro dei Dardenne vive di una dimensione suggerita e aperta a diversi tipi di soluzione narrativa. Come in ogni pellicola caratterizzata dalle mezze tinte e dal forte ascendente morale astenersi abituè del cinema a stelle e strisce o delle fiction tv. Palma d’oro a Cannes nel 2005, pur non essendo il miglior film in concorso, assegnata da una giuria di manica larga.
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